Anche Spotify, come altre aziende (es. Meta), ha diffuso i propri dati per il primo trimestre fiscale del 2022: il tutto mentre Netflix e YouTube, che già hanno espletato la pratica, si sono guardate avanti, annunciando diverse iniziative e migliorie.
Nelle scorse ore, Spotify ha diffuso i dati della sua prima trimestrale del 2022, rivelando diversi buoni trend, ma anche qualche ombra, che l’ha di conseguenza punita nelle contrattazioni after hours. In particolare, la società del CEO Daniel Ek ha rivelato che gli utenti attivi mensili sono cresciuti del 19% su base annua, arrivando a 422 milioni (39% locati in Europa), e che gli abbonati sono cresciuti annualmente del 15% arrivando a 182 milioni: l’azienda ha ammortizzato gli effetti della sconnessione di 1.5 milione di utenti russi con la crescita in Europa (il 39% degli abbonati è del Vecchio Continente) e in America Latina (21% degli abbonati totali).
Molti di questi buoni risultati sono stati attribuiti a iniziative come la partnership stilata col Barcellona, con Ikea (per la lampada Vappeby con pulsante dedicato a Spotify), con Porsche (per l’infotainment), alle migliorie funzionali (es. le playlist collaborative Blend portate a 10 membri), con la promessa che sarà possibile scegliere come metodo di pagamento, assieme alla fatturazione di Google Play, anche quello di Spotify stessa, grazie a un accordo con Mountain View.
Le note dolenti, però, ci sono. È vero che i podcast sono cresciuti rispetto al Dicembre 2021 (da 3.6 a 4 milioni) ma Ek ha spiegato che, proprio a causa dei grandi investimenti nei contenuti non musicali (più di un miliardo di dollari, anche per le acquisizioni di Podsights e Chartable), il margine lordo dovrebbe rimanere “piatto“ (flat), il che non ha fatto piacere agli investitori (- 13% in Borsa) con Rich Greenfield di LightShed Ventures (società di venture capital) che si è spinto a parlare di una “profonda disconnessione tra ciò che Spotify sta facendo e quel che vogliono gli investitori” (ovvero, un payoff immediato).
Da YouTube che ha già snocciolato, grazie a Google, la sua trimestrale, arrivano novità concrete. In particolare, la piattaforma ha annunciato l’estensione ai creativi di 68 paesi della funzione di monetizzazione Super Thanks: quest’ultima, che permette agli utenti di sostenere i propri beniamini comprando i super ringraziamenti (da 2 a 50 dollari) ottenendo in cambio un’animazione quando assegnano il ringraziamento a un video, oltre a un commento “Grazie” con l’indicazione di quanto donato, è stata anche migliorata, visto che ora i creators possono personalizzare i commenti di ringraziamento.
Nelle prossime due settimane, inoltre, verranno estesi anche agli utenti mobili gli strumenti di controllo pre-pubblicazione prima presenti solo su desktop, che – al caricamento di un contenuto da smartphone – eseguiranno alcuni controlli, es. in merito all’idoneità per gli annunci o a problemi di copyright, prima di consentirne una pubblicazione che, senza controlli, avrebbe potuto portare anche a sanzioni, avvertimenti copystrike, demonetizzazione.
Netflix sta indubbiamente attraversando un brusco risveglio dopo il suo primo calo di utenti, che l’ha letteralmente affossata in Borsa. I dipendenti, secondo quanto riporta Bloomberg, iniziano a guardarsi attorno, e chiedono garanzie finanziarie, anche perché molti di essi hanno accettato piani di remunerazione legati al possesso azionario e quindi con molti casi di investimenti letteralmente andati in fumo. L’azienda è già corsa ai ripari e, oltre ad aver riorganizzato gli sviluppatori per livelli (per ridurre i costi ed evidenziare i traguardi raggiunti dagli stessi), ha annunciato un rinforzo del suo impegno nel settore videoludico visto il proposito di arrivare ad offrire, entro fine anno, rispetto ai 18 titoli attuali, quasi 50 videogame, rimanendo per ora – secondo il Washington Post – entro l’ambito mobile.