Dopo le ultime novità a tema videogiochi, la piattaforma di streaming multimediale Netflix ha reso noti i dati della sua prima trimestrale del 2022, con conseguente crollo in Borsa e promessa di conseguenti correttivi e contromisure per arginare quello che è il primo calo di utenti da più di un decennio.
Nelle scorse ore, nel corso di una video-call con gli azionisti e gli investitori, il co-CEO della piattaforma, Reed Hastings, ha riferito che Netflix, rispetto al 4° trimestre del 2021 (221.84 milioni di abbonati), ha perso 200mila iscritti, arrivando ora a 221.64 milioni di utenti paganti, all’insegna di una perdita di utenza che, nel trimestre successivo, potrebbe portare a lasciare per strada altri 2 milioni di utenti. Le previsioni fatte dall’azienda qualche tempo prima parlavano invece di un aumento di 2.5 milioni di utenti contro i 2.7 attesi dagli analisti, comunque molti meno rispetto ai 3.98 milioni messi assieme nello stesso periodo del 2021.
Ciò ha portato anche a un calo delle entrate, ora ferme a 7.87 miliardi di dollari contro i 7.93 attesi: le ripercussioni in Borsa non si sono fatte attendere, con la grande N che, nelle contrattazioni after hours, ha perso il 27%, vedendo il valore delle proprie azioni calare a 256 dollari ciascuna.
Le motivazioni addotte da Hastings sono diverse. Innanzitutto, vi sarebbe la saturazione nei propri mercati principali, l’impatto della guerra in Ucraina (con la perdita dei 700mila utenti in Russia, vs i 500mila attesi in più) anche nell’Europa centro-orientale, la concorrenza attuale e futura (con i servizi di intrattenimento tradizionale che si lanciano nello streaming). Sempre in tema di analisi, posto che sicuramente vi sarà stato anche l’impatto in alcuni mercati (es. USA) delle recenti rimodulazioni, si è ipotizzato che una parte della colpa del calo di utenti possa dipendere anche dal fatto che la precedente crescita era stata dettata dalla ricerca di svago durante il lockdown da Covid: ovviamente, non sono mancati una critica alla programmazione, spiegando che molti contenuti di punta (es. Il progetto Adam e la seconda stagione di Bridgerton) arriveranno solo a fine trimestre, e il riferimento alla piaga della condivisione delle password, posto che – second l’azienda – 100 milioni di famiglie (tra cui 30 milioni in Canada e USA) – accedono ai contenuti mediante la condivisione delle password.
Le soluzioni prospettate da Netflix sono tante. Si parte con il migliorare “la qualità della nostra programmazione e dei nostri consigli“. Inoltre, si prevede di estendere anche ad altri mercati il test, ora attivo in Costa Rica, Cile e Perù, che fa pagare per ogni account secondario (ma con propri login, preferenze, suggerimenti, etc), non residente nello stesso nucleo familiare, che si decide di aggiungere (nella speranza che poi il relativo di utente decida di passare a un abbonamento vero e proprio potendo migrare le sue impostazioni, cronologie e liste varie) alla visione dei contenuti. Infine, all’insegna di una rivoluzione nei suoi 25 anni di storia, Netflix sta valutando anche l’ipotesi (pur restando nel suo ruolo di editore, con altre persone che si occuperebbero di abbinare gli annunci) di piani resi ancor più economici dalla presenza di pubblicità, prendendo spunto da Hulu e da Disney, con l’azienda di Topolino che prevede già la pubblicità nel suo streaming asiatico Hotstar e che entro fine anno la inserirà pure su Disney+ negli USA.