Netflix come Ponzio Pilato: sia il pubblico a decidere cosa guardare

Nelle scorse ore, un adeguamento delle policy culturali dell'azienda a proposito dell'espressione artistica, ha fatto sì che Netflix mettesse i dipendenti, anche futuri, di fronte al dover accettare anche contenuti contrari alla loro sensibilità.

Netflix come Ponzio Pilato: sia il pubblico a decidere cosa guardare

Netflix sta ancora scontando le conseguenza del primo trimestre fiscale del 2022 che, a fronte del primo calo di utenti per la piattaforma, ha innescato una lunga serie di conseguenze, tra cui la spinta sui videogame, lo stop ad alcune produzioni, e l’accelerazione dei piani per limitare la condivisione impropria delle password e introdurre piani low cost con pubblicità.

A tali misure, Netflix, che starebbe anche considerando un impegno nello streaming live con tanto di televoto, potrebbe anche aggiungerne altre. Secondo quanto emerso nelle scorse ore, Netflix ha, come poi ammesso ufficialmente, adeguato le sue policy culturali relativamente alla sezione dell’Espressione Artistica, spiegando ai propri dipendenti che, a seconda della loro mansione, potrebbero trovarsi a lavorare su contenuti che magari urtano la loro sensibilità.

Nel caso dovesse sentirsi poco in grado di supportare l’ampiezza di contenuti della piattaforma, dovrebbero considerare che la stessa non è il miglior luogo in cui lavorare. 

L’azienda ha poi accennato al proposito di far sì che siano gli spettatori a decidere cosa fruire (un po’ come fatto da Spotify nel caso Joe Rogan) senza che sia la piattaforma a censurare voci o artisti specifici: un assaggio di tale cambio di rotta, che potrebbe portare a pubblicare contenuti che osino maggiormente, senza alcun eccesso del politicamente corretto, si è avuto con un episodio dello speciale The Closer del comico Dave Chappelle, lasciato online persino con la promessa di altri 4 speciali da parte dello stesso artista, nonostante alcune sue battute irritanti per la comunità transessuale.

Interpellata in merito, la piattaforma, tramite un portavoce, ha spiegato che quanto emerso è il frutto di 18 mesi di discussioni su temi culturali con i propri dipendenti, e che – nelle intenzioni dell’azienda – dovrebbe servire per aiutare “potenziali dipendenti a comprendere la nostra posizione e a prendere decisioni più informate sul fatto che Netflix sia l’azienda giusta per loro“. Nel frattempo, è arrivato il pronunciamento anche di Elon Musk che, dopo aver aveva imputato nelle scorse settimane il calo di utenti della piattaforma al fatto che, in ossequio alla cancel culture, tenda spesso ad autocensurarsi, ha sostanzialmente approvato il nuovo cambio di rotta, apostrofandolo come una “buona mossa“. 

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