Approvato dal Senato il reddito di cittadinanza: ecco cosa dice il decreto

Il reddito di cittadinanza è stato approvato al Senato con 149 sì e 110 no. La Camera, nella giornata del 18 marzo, dovrà però risolvere gli ultimi problemi

Approvato dal Senato il reddito di cittadinanza: ecco cosa dice il decreto

Il Decreto sul “Reddito di cittadinanza” ha ottenuto l’approvazione del Senato nella giornata del 27 febbraio 2019, con 149 sì, 110 no e 4 astenuti. Il “decretone” ora approderà nell’Aula della Camera il 18 marzo.

Ci sono però ancora delle problematiche da risolvere; come è noto, il provvedimento è stato modificato in itinere rispetto a quello presentato a “Palazzo Chigi” nel mese di gennaio.

Le parti salienti del “decretone”

Tra le principali novità del decreto c’è l’impossibilità, per lo Stato italiano, di monitorare le spese che verranno effettuate attraverso la RDC card. Infatti, sarà possibile verificare solo gli importi complessivamente spesi e prelevati sulla Carta.

Per accedere al sostegno, il nucleo familiare deve avere un valore Isee inferiore a 9.360 euro e un reddito patrimoniale sotto i 30 mila euro. Nel “decretone” non cambia il criterio per stabilire l’ammontare del sussidio, infatti, non si potrà ricevere meno di 480 e più di 19.656 euro annui.

Arriva anche una stretta sui divorzi. Il decreto prevede che, in caso di separazione di una coppia avvenuti dal 1° settembre 2018 ad oggi, i due ex coniugi, per prendere il sostegno dal Governo, non devono risiedere nella stessa casa. A controllare la situazione sarà la Polizia locale, che con un verbale dovrà confermare l’effettivo cambio di residenza.

Coloro che chiederanno il reddito di cittadinanza, saranno obbligati ad accettare il lavoro se la proposta sarà superiore agli 858 euro, cioè il 10% in più del sussidio di 780 euro. Gli stessi beneficiari del reddito, inoltre, dovranno garantire da un minimo di 8 a un massimo di 16 ore settimanali di lavori socialmente utili. Ci saranno delle maxi sanzioni per i datori di lavoro che assumono in nero le persone che beneficiano del Reddito.

Il reddito di cittadinanza non andrà a coloro che sono stati condannati in via definitiva o in revoca retroattiva. Per loro il reddito non potrà essere richiesto prima che siano passati almeno dieci anni dalla condanna. Stretta anche sugli extracomunitari, che dovranno provvedere a una certificazione, rilasciata dalla competente autorità dello Stato estero e legalizzata dall’Autorità consolare italiana.

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