Nel vasto panorama di disegni e simboli che invadono i cataloghi dei tatuatori di tutto il mondo, oltre quelli giapponesi, cinesi o maori, devono essere citati anche i tatuaggi polinesiani che, insieme a questi ultimi, costituiscono la base storica di questa particolare arte. Non aspettatevi linee gentili, forme affusolate, stelle e svolazzi, oppure fiori, farfalle e disegni coloratissimi: si tratta di opere simboliche che vi sorprenderanno per la loro complessità.
Storia dei tatuaggi polinesiani
Partiamo con una definizione di Marc Blanchard che ben sintetizza il concetto che sta dietro i tatuaggi polinesiani “I tatuaggi polinesiani sono il segno del colonizzamento di altre civiltà: la differenza tra il colonizzatore e il colonizzato è nel disegno della pelle”. Inoltre, la parola tatuaggio deriva proprio dalla lingua polinesiana, nella quale “tatau” significa letteralmente marchiare.
Nella antica cultura polinesiana, i tatuaggi hanno avuto un’importanza strategica. Come nelle altre tribù antiche, infatti, veniva impiegato come simbolo distintivo, che caratterizzava l’identità di un membro della tribù e la sua personalità. Oltre a questo, i tatuaggi polinesiani venivano eseguiti per poter conoscere lo status sia sociale che maritale di una persona, il ruolo all’interno della gerarchia, la maturità sessuale o l’appartenenza ad un certo rango.
Questa pratica, però, con l’avvento dei missionari cristiani, fu del tutto bandita in quanto vietata dal vecchio testamento. In realtà, l’arte dei tatuaggi polinesiani non cessò mai di esistere e si tramandò in modo clandestino per almeno duecento anni.
La cultura polinesiana prevedeva la realizzazione di tatuaggi sparsi su tutto il corpo, il quale veniva inteso come una tela sulla quale dipingere anno dopo anno, pezzo dopo pezzo, ogni evento della propria vita. I tatuaggi polinesiani erano concessi subito dopo la pubertà (un ragazzo tatuato dimostrava al mondo di essere “sessualmente pronto”) e da quel momento il membro della tribù avrebbe dovuto continuare a farsi tatuare fino alla fine dei suoi giorni e fino a riempire ogni singolo centimetro quadrato del suo corpo, compresi testa, viso, glutei e genitali.
La tipologia dei disegni e simboli dei tatuaggi polinesiani è molto simile a quelli tribali o delle tradizioni Maori, con stilizzazioni che negli ultimi anni sono molto in voga nelle passerelle di moda degli stilisti più famosi. Ovviamente non si tratta soltanto di semplici stilizzazioni ma di vere e proprie opere d’arte, che nella maggior parte dei casi assumono un valore stratosferico per la loro unicità e non riproducibilità del medesimo disegno.
Ovviamente, come vi abbiamo già detto quando abbiamo parlato di tatuaggi tribali, questo genere di tattoo è ideale per chi ama intere parti del proprio corpo coperte da tatuaggi decisamente vistosi, non solo per la dimensione ma anche per la trama speso molto fitta e ricca di dettagli. Per realizzare questo tipo di opere dovrete avvalervi non solo di un professionista, ma di un vero e proprio artista, che con pazienza e tanta cura potrà realizzare il disegno con tatuaggi polinesiani dei vostri sogni.
Tecnica dei tatuaggi polinesiani
La tecnica impiegata per realizzare i tatuaggi polinesiani era davvero molto dolorosa e tale dolore, oltre ad essere inevitabile, era parte fondamentale del rito che segnava il passaggio fra passato e futuro. Maggiore era il dolore provato, più importante era considerato il tatuaggio. I Tahu’a tatau, cioè i maestri polinesiani, utilizzavano un bisturi rudimentale, definito tatatau, con il quale incidevano la pelle.
Tale bisturi era costituito da un manico di legno ed una punta realizzata con un becco di volatile, con un artiglio o con un dente di squalo. Versioni più evolute prevedevano ben tre punte, con serbatoi cavi nei quali inserire l’inchiostro. La figura veniva dapprima realizzata con un carboncino e poi il bordo veniva inciso con il bisturi, che veniva letteralmente battuto sulla pelle, provocando lesioni a volte anche profonde. Il tutto avveniva durante una cerimonia suggestiva che poteva durare ore ma anche mesi.
Significato dei tatuaggi polinesiani
Prima di partire con il significato dei vari simboli, bisogna sapere che i tatuaggi polinesiani vengono abitualmente suddivisi in due macro categorie: gli Etua, del quale fanno parte tutte le icone religiose, e gli Enata, usati come segni distintivi. Anche se non è stato detto prima, i tatuaggi polinesiani rivestivano pure un ruolo estetico sia nel mondo maschile, per accentuare la propria virilità, che in quello femminile come ornamento.
Fra i vari simboli, molto frequente è il Kena, un eroe mitologico il cui simbolo rappresenta il combattente o guerriero. Sulla stessa scia troviamo le punte di lancia, singole o in fila, che come il Kena sono il simbolo del guerriero. A seguire troviamo la lucertola ed il geco (definiti moko) che, traendo spunto dalla tradizione nella quale sono collegati alle divinità buone, sono considerate porta fortuna in grado di preservare dalle malattie e dalla cattiva sorte. La tartaruga, nota anche come honu, è l’emblema della salute, della pace e della fertilità.
Conclusioni
Come avrete potuto capire, i tatuaggi polinesiani non sono dei tatuaggi alla portata di tutti, in quanto è necessario avere una preparazione psicologica prima di sopportare il peso di tanta storia sul proprio corpo. Si tratta di tatuaggi che vanno vissuti profondamente perché, diciamola tutta, al di là del gusto personale, non sono belli e rispecchiano senz’altro le idee artistiche di tanti secoli fa. Però, a differenza delle stelle, farfalle o dei fiori, che sono senza alcun dubbio più gradevoli, i tatuaggi polinesiani garantiscono una mole di significati enorme e che dovrebbero essere la sola ragione di esecuzione di queste meravigliose ed iconiche opere d’arte.