Era la fine di Gennaio quando un articolo del New York Times anticipò la bomba secondo la quale, in qualche modo, i principali servizi applicativi di Menlo Park, Facebook/WhatsApp/Instagram, si sarebbero uniti. La conferma ufficiale (seppur senza indicazione di tempi certi) di quest’intento, se ancora fosse stata necessaria, è arrivata da Zuckerberg in persona, grazie ad un post in cui ha fornito molti dettagli in merito.
Il giovane CEO di Facebook, nata nel 2004 ai tempi dell’università di Stanford, con una maxi (3.200 parole) confessione (intitolata “A privacy-focused vision for social networking“) sul proprio profilo ufficiale, ha spiegato di voler lavorare a un mondo in cui le persone potranno comunicare privatamente, con la certezza che i propri contenuti vengano visti solo da chi si desidera, e rimangano in circolazione solo per un tempo limitato.
Il primo step, per giungere a questa meta, sarà rappresentato dal mettere mano alle singole agorà digitali sotto il suo controllo, Facebook (con un bacino di 2.5 miliardi di utenti attivi), Instagram (1 miliardo), WhatsApp (1.5 miliardi), e far sì che le persone possano comunicare con i propri contatti al di là del servizio sul quale questi ultimi si trovano, anche creando dei gruppi trasversali, ma meno invasivi (elemento cui già si sta lavorando) nei quali sia possibile condividere – come oggi – documenti, link, ed elementi multimediali.
Unificate le strutture, e previsti idonei servizi atti ad avvantaggiarsene, si dovrà intervenire sulla riservatezza, permettendo delle conversazioni a tenuta stagna, grazie alla crittografia end-to-end, con annessa conservazione sicura (o backup) dei dati, in ottemperanza alle normative che ogni paese ha varato in merito (e, con le quali, ultimamente, Facebook si è scontrata non poco sia in Italia, che in Germania, e UK).
In tal senso, però, viene fatto notare come il nuovo insieme comunicativo di Facebook, proprio per la sua crittografia, osteggiata in non pochi paesi, potrebbe finire con l’essere bloccato in alcune aree del mondo, anche se – spiega Mark – in alcune nazioni potrebbe essere la sua azienda a ritirarsi, visto che non intende stoccare dati personali in “paesi che hanno problemi con i diritti umani e la libertà di espressione“. Non ultimo, il problema della prevenzione degli abusi che, in un contesto in cui i messaggi privati non si potranno leggere, dovrà avvenire per altre vie, es. identificando determinati pattern comportamentali.
Secondo Mark Zuckerberg, infine, in una chiosa che lascia trasparire una delle motivazioni di fondo dietro cotanta passione per la privacy, alle piattaforme aperte di oggi è preferibile una futura piattaforma interoperabile focalizzata sulla privacy perché, questo è il pensiero del giovane miliardario americano, quando le persone si sentono al sicuro, condividono le cose in modo più naturale, concedendosi di essere davvero se stessi.