Facebook: polemiche istituzionali, iniziative comunicazione politica, novità software

Sempre foriero di novità software, come l'arrivo della dark mode su Android, il supporto a Netflix su Portal TV, la ritirata dal Tizen Store, Facebook non si fa mancare l'abituale round di scontri con le istituzioni e di iniziative sulla comunicazione politica

Facebook: polemiche istituzionali, iniziative comunicazione politica, novità software

Facebook, il noto social network nato nelle stanze universitarie di Harvard grazie a Mark Zuckerberg che negli anni ne è diventato il deux ex machina assoluto, portandolo al centro di un impero di servizi anche hardware (Portal e Oculus), è risultato essere al centro di nuove polemiche con le istituzioni americane, proprio mentre è impegnato, oltre che in alcune piccole ma importanti novità software, in numerose iniziative contro la disinformazione e in tema di comunicazione politica. 

Nelle scorse ore, si sono intensificati i contrasti di Facebook con vari livelli delle istituzioni americane. In primis, in ottemperanza alla propria policy che non tollera “la disinformazione che contribuisce al rischio di violenza imminente o danni fisici“, il social ha rimosso un post del presidente USA Donald Trump che, tornato a casa in convalescenza dal coronavirus, ha minimizzato l’emergenza attuale asserendo che l’influenza faccia annualmente più vittime del Covid. Intanto, i democratici USA hanno sintetizzato un’indagine di 16 mesi in un dossier di 449 pagine dal quale si evince che Amazon (nei rapporti con fornitori e venditori di terze parti), Apple (nei rapporti con le altre app), Google (ricerche online e pubblicità), e Facebook (social), hanno – ciascuno nel proprio campo di competenza – un ruolo monopolistico (preferenza per i propri servizi, acquisizione di potenziali rivali o di servizi minori) per ovviare al quale occorrerebbe spezzettarli, in modo che le varie divisioni (es. WhatsApp per Facebook) vengano gestite in modo separato. Ovviamente, la risposta di Mark Zuckerberg non è tardata ad arrivare, col CEO di Menlo Park che, secondo 14 pagine di motivazioni esibite dal Wall Street Journal, avrebbe reputato tale procedura complessadal punto di vista tecnico, logistico ed economico“, tesa anche a minare la sicurezza delle piattaforme, ed a danneggiare l’esperienza utente, anche tenendo conto che a suo tempo la FTC non sollevò obiezioni sull’acquisto di WhatsApp (2014) e Instagram (2012), ormai sempre più integrate

Polemiche a parte, Facebook, che ha promesso maggiori controlli proattivi in merito (anche grazie alla chiamata alle armi dei propri moderatori, invitati a tornare in ufficio, nonostante il coronavirus consigli lo smart working, come testimoniato a The Verge da un moderatore esterno assunto dal social), ha annunciato il ban, su Instagram degli account, e sul social network delle pagine e dei gruppi, in relazione alla teoria cospirazionista QAnon, secondo la quale un “Deep State” dedito a ogni sorta di nefandezza ostacolerebbe sin dall’inizio del suo mandato il presidente Trump. 

Sempre in relazione all’informazione politica, Facebook ha fatto sapere, tramite il portavoce Nick Clegg, che, in caso di disordini, caos e violenze in occasione delle prossime presidenziali USA, potrebbe essere limitata la circolazione dei contenuti sulla sua piattaforma: nel frattempo, i dipendenti di Menlo Park iscritti al social occupazionale interno Workplace non potranno usare come avatar del profilo immagini che affermino la vicinanza a cause civili, o a specifici candidati politici (per non essere etichettata in un senso o in un altro), mentre diverso è il caso degli utenti comuni, invitati a esprimere il loro punto di vista con la funzione Forecast, ora messa a disposizione di USA e Canada dopo i test iniziali di Giugno, con gli utenti delle nazioni supportate che potranno proporre un sondaggio su un argomento, fornire un pronostico (spostando lo slider tra due opzioni a disposizione), e/o commentare (argomentando, spesso in modo pacato) quello altrui.

Infine, alcune iniziative relative alle varie app dell’immenso impero Facebookiano. Secondo quanto comunicato da Menlo Park, quale chiaro segno del declino del Samsunghiano Tizen OS, Facebook ha rimosso le sue principali app (Facebook, Messenger, WhatsApp e Instagram) dal Tizen Store (in auge ad es. sui vecchi smartphone serie Z). In compenso, il team di Mark Zuckerberg si è fatto perdonare portando sulla piattaforma Portal TV, che prima supportava solo Showtime, Prime Video, e Sling TV, anche il servizio Netflix e, sugli smart display Portal, Portal +, e Portal mini, i video meeting di Zoom, il tutto mentre, su Facebook per Android, a partire dalla release 290.0.044.121, è finalmente giunta quella Dark mode, utile in particolar modo sui display AMOLED, che già si era fatta apprezzare nella variante per Desktop e in Facebook Lite.

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