L’inizio di settimana in questione si è aperto in modo decisamente traumatico per Facebook, alle prese con un pesante calo in Borsa, coinvolta in alcune polemiche col CERN e con Stephen King, oltre che bersagliata dall’ennesima sentenza ostile. Il tutto, però, non ha spaventato Mark Zuckerberg, che ha immediatamente replicato con i piani di Facebook Inc. per il 2020.
Nei giorni scorsi, il colosso delle piattaforme social di Menlo Park ha pubblicato i dati del quarto trimestre del 2019, dai quali si è evinto un aumento degli introiti (21.08 miliardi di dollari) al di sopra delle attese (20.89) che, però, non ha evitato una perdita del 7% nelle contrattazioni “after hours” in Borsa, visto che – secondo gli analisti del Financial Times – si tratterebbe del quarto trimestre di fila in cui i ricavi si attestano sotto il 30%, segnando la crescita delle entrate più bassa da quando, nel 2012, il social esordì in Borsa a New York. In più, nel medesimo trimestre attenzionato, i costi sarebbero arrivati a 12.2 miliardi di dollari, con un preoccupante +34%.
Oltre ai conti, tra alti e bassi, di sicuro mal apprezzati dagli investitori, Facebook ha dovuto confrontarsi con un paio di colpi non da poco assestati alla propria immagine. Dopo il varo nel 2017, il social mise a disposizione di organizzazioni e aziende il suo spin-off Workplace (piattaforma di collaborazione aziendale) ed il CERN di Ginevra, allettato da una promozione, decise di testarlo: nei giorni scorsi, però, scaduto il periodo di prova gratuito, il famoso ente di ricerca ha fatto sapere che non proseguirà nell’utilizzarlo per vari motivi, tra cui lo scarso utilizzo dello stesso ed i diffusi timori sulla privacy derivanti dal suo uso.
Come se non bastasse, il noto scrittore dell’horror, Stephen King, ha rivelato – su Twitter – che chiuderà il proprio profilo Facebook (e Instagram) non avendo fiducia nella capacità della piattaforma di tutelare la sua privacy, e provando fastidio verso la gran molte di informazioni false fatte circolare tramite le pubblicità politiche non moderate.
Anche in tema di cause legali, per Facebook Inc le cose non vanno molto bene. Il social, con la motivazione di lasciarsi le vecchie querelle alle spalle, e tranquillizzare community e azionisti, ha deciso di risolvere, col pagamento di 550 milioni di dollari, una causa legale nell’Illinois, sollevata da alcune organizzazioni no profit, che accusavano Menlo Park di aver violato (col riconoscimento facciale) alcune leggi locali che impongono ai colossi hi-tech di ottenere il permesso scritto dagli utenti prima di procedere alla raccolta dei loro dati biometrici.
Come spesso accade, però, il CEO di Facebook, Mark Zuckerberg, ha replicato a suon di dati positivi, e iniziative per il futuro. Nello specifico, in una lettera aperta agli investitori, il giovane imprenditore ha spiegato che, di fronte alle elezioni del 2016, quando il social si fece trovare impreparato, ora ha messo in piedi un sistema all’avanguardia di prevenzione dalle manipolazioni (es. con la recente proibizione dei video deepfake di contenuto politico), ottimizzato con frequenti collaborazioni con l’intelligence e le forze dell’ordine. Tuttavia, posto che nessuna società privata per quanto grande sia dovrebbe poter decidere su problematiche sociali così importanti come lo stabilire quale pubblicità o contenuto sia lecito o meno, è necessario che sia un processo ampiamente democratico, concretizzatosi in regolamentazioni pubbliche, a decidere su tali aspetti.
Anche la privacy non è stata trascurata, con la promessa, da parte di Zuckerberg, che i nuovi strumenti per la riservatezza personale da poco messi a disposizione sarebbero stati solo il primo dei vari step sui quali un team di 1.000 ingegneri è attualmente al lavoro: nello specifico, il riferimento, partendo dalla crittografia end-to-end, è andato a una dimensione sempre più privata degli ambienti social gestiti dalla sua holding.
Già detto di WhatsApp Payments, che nei prossimi 6 mesi dovrebbe conoscere una fase di ulteriore estensione, Zuckerberg ha spiegato di voler mettere diversi strumenti di sviluppo economico a disposizione delle piccole aziende, lavorando su Libra, Facebook Pay, Instagram Shopping, ed il Marketplace di Facebook.
Infine, le realtà simulate. In questo caso, il deus ex-machina di Facebook ha rivelato che il visore Oculus Quest (standalone, 449 euro) ha reso la realtà virtuale mainstream, essendo stato venduto oltre le attese, ed avendo portato – nel Natale del 2019 – all’acquisto di contenuti per un totale di 5 milioni di dollari nello store di Oculus (acquistata nel 2014). Sulla realtà aumentata, invece, vi sarebbe ancora molto da fare, nonostante che la piattaforma Spark AR, sfruttata per la creazione di filtri per Instagram e il social, sia la più usata di cotal genere in tutto il mondo.