Facebook: sinergia con Oculus, novità privacy, multa antitrust italiano

Ancora una volta, il noto social in blu va incontro al pericolo di una nuova maxi stangata istituzionale ma, nel contempo, da Menlo Park si guarda avanti, con tante iniziative per la privacy, e il varo di una maggior sinergia videoludica con Oculus.

Facebook: sinergia con Oculus, novità privacy, multa antitrust italiano

Ancorché inseguita a breve distanza da Pinterest, Facebook è ancora il social network più popolare al mondo, con un primato immediatamente insidiato solo dalla “sorella” Instagram: per festeggiare il trono della categoria, da Menlo Park, oltre ad una maggiore sinergia con Oculus, è arrivata – in occasione dello scorso Data Privacy Day – una serie di novità in ottica privacy la cui portata, però, è stata parzialmente oscurata da una nuova grana “istituzionale”.

Dando seguito a una novità annunciata alla passata edizione dell’Oculus Connet 6, in autunno, Facebook ha avviato una più stretta integrazione con la propria piattaforma dedicata alla realtà virtuale, Oculus: nello specifico, nel cimentarsi in alcuni giochi accreditati di tale sinergia, i propri punteggi migliori verranno condivisi con i propri amici di social, che potranno così sfidarci mentre, all’intero dell’ambiente simulato, l’utente potrà attenzionare i punteggi fatti dai propri contatti Facebook, sì da essere sempre al corrente qualora uno di questi abbia battuto il proprio record, realizzando – quindi – delle competizioni a distanza che, a differenza delle classifiche mondiali, permetteranno di misurarsi con persone che già si conoscono.

Messo da parte il gaming di casa, Facebook ha colto l’occasione del Data Privacy Day dello scorso 28 Gennaio per annunciare una valanga di novità volta a migliorare la privacy dei propri utenti. Innanzitutto, entro le prossime settimane i suoi oltre 2 miliardi di utenti, tramite un avviso apposto nel NewsFeed, saranno invitati a riguardare le impostazioni sulla privacy del proprio account, onde essere edotti sugli strumenti a disposizione tramite il nuovo “Controllo della Privacy” (Privacy Checkup), ma anche quale occasione per decidere chi potrà guardare questo o quel contenuto o informazione personale.

Dopo il varo nei mesi scorsi in soli tre mercati, ora è effettivo per tutti lo strumento “Attività fuori da Facebook” (Off Facebook) che, via app o sito web, permette di accedere alla cronologia dei servizi, siti e app, a cui nel corso del tempo si è effettuato l’accesso tramite l’account del social (prassi per la quale, inoltre, si riceveranno delle “Login Notifications ” in-app o via mail, con possibilità di revocare l’accesso alla data di nascita, alla mail, o alla lista degli amici).

Una volta entrati (dopo l’inserimento della password) nella sezione in questione, contrassegnata da una serie di icone riassuntive, si potrà vedere per ogni servizio, sito, o app, il numero delle interazioni, quali dati condivida col social, e in che modo quest’ultimo li abbia ottenuti, potendo al fine revocare il permesso alla trasmissione da parte di quella realtà di terze parti o, in modo più radicale, stoppando del tutto ogni futura attività “fuori da Facebook”, ben consapevoli che ciò rimuoverà anche le interazioni con i servizi non manualmente stoppati, e che il social raccoglierà lo stesso la cronologia delle attività sui siti incontrati durante la navigazione nell’eventualità che si surfi in Rete da loggati al social. 

Infine, ancora dei problemi – da parte di Facebook – con le autorità antitrust, nello specifico, con quello italiano. Nel recente passato, il social di Mark Zuckerberg ha rimosso la didascalia di benvenuto secondo la quale la piattaforma era gratis e lo sarebbe stata per sempre: tuttavia, non è mai arrivato lo step dell’ammissione esplicita secondo la quale l’utente – in realtà – ne pagava l’uso con i propri dati, raccolti e trattati a scopo tanto di marketing che commerciale e, per questa lacuna ingannevole, l’AGCM italiana, incaricata di vigilare sulla concorrenza e il mercato, ha avviato, contro Menlo Park, un procedimento per inottemperanza che, in caso di condanna, potrebbe portare ad un’altra (dopo quella già ottenuta dalla FTC per il caso Cambridge Analytica) multa monstre, pari a 5 milioni di euro

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