Caso Sea Watch: venti di tempesta tra le forze armate e le forze dell’ordine

Alti ufficiali della Marina Militare, dei carabinieri e della guardia di finanza sono sul "piede di guerra": La decisione della gip di Agrigento di liberare Carola Rackete rischia di renderci vittime indifese di qualsiasi delinquente.

Caso Sea Watch: venti di tempesta tra le forze armate e le forze dell’ordine

Il caso della Sea Watch non ha creato solo polemiche dentro il mondo politico, ma sta generando una vera e propria tempesta anche tra le forze armate e le forze dell’ordine, che non hanno digerito la decisione del gip di Agrigento, Alessandra Vella, di rilasciare Carola Rackete, la comandante della Sea Watch che è entrata con la forza in Italia, mettendo a rischio la vita di alcuni finanzieri.

Il primo a prendere posizione è il Cocer della guardia di finanza che ha espresso il suo disappunto sulle posizioni prese da certi esponenti della sinistra italiana che chiedevano la liberazione della Rackete nonostante questa abbia commesso delle illegalità che in altre nazioni avrebbero comportato pene severissime e non la liberazione della capitana giustificata da leggi interpretate ad personam.

Sulla stessa linea si esprime anche il delegato del Cocer dei carabinieri, Antonio Tarallo, secondo cui “le leggi vanno applicate e non interpretate, altrimenti il caos ci travolgerà e noi poveri uomini in uniforme saremo sempre più vittime della delinquenza…Stiamo distruggendo la democrazia con comportamenti personalistici di una schiera di dementi che non hanno capito che senza una politica di rispetto verso le forze dell’ordine e verso le leggi dello Stato tutto finirà male”.

Anche l’ammiraglio della Marina Militare, Nicola De Felice, si é detto “costernato come tutti i veri militari ed i liberi cittadini”, per poi aggiungere: “Il gip di Agrigento non convalida l’arresto della conduttrice Rackete perché la Tunisia non risulterebbe porto sicuro quando migliaia di turisti fanno settimanalmente le crociere in quei porti?”. Interrogativo che molti si stanno ponendo in questi giorni.

L’ammiraglio, inoltre, tiene a sottolineare che le motovedette della guardia di finanza sono da considerarsi navi da guerra a tutti gli effetti, essendo iscritte nel Ruolo Speciale Naviglio Militare. Sventolano il vessillo della Marina Militare e, in caso di conflitto armato, passano direttamente sotto il comando della Marina: quindi non si comprende come il gip di Agrigento le abbia potuto sminuire.

“Ma anche se fosse stata una barchetta al servizio del prefetto – aggiunge De Nicola – non sarebbe stato lo stesso un gravissimo attentato criminale alle nostre leggi italiane? Non possiamo che chiedere che nel concorso in magistratura sia inserito il diritto della navigazione nazionale e internazionale”.

I malumori, quindi, aumentano tra le forze armate. Le perplessità sono tante, soprattutto perché si sta costituendo un precedente rischioso, dato che, con la decisione del gip di Agrigento, adesso tutte le navi delle Ong si sentiranno in diritto di forzare i posti di blocco per entrare in Italia senza tener contro delle sue leggi e senza alcun rispetto per l’operato dei militari.

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