Mentre il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, sposa la linea dei “buonisti” affermando che i “muri” alle frontiere sono inutili e che i flussi migratori non si possono arrestare perché sono un problema epocale, l’ammiraglio di Divisione, Nicola De Felice, è del parere completamente opposto.
L’alto ufficiale della marina militare ha le idee chiare su come farlo; bisogna relizzare una operazione militare multinazionale, attuare il blocco navale al largo delle coste libiche, decretare il divieto di approdo alle navi delle ong e favorire un intervento dell’ONU in Africa per assistere i migranti, creando lì degli appositi centri di accoglienza.
La strategia di De Felice
Ex comandante di fregata, ora in pensione, De Felice ha al suo attivo un curriculum professionale che lo rende competente in questioni migratorie. Ha infatti lavorato per anni nell’ambasciata a Tunisi come addetto alla Difesa e ha guidato le navi nel mare di Sicilia e in quello del Nord Africa, cosa che lo rende qualificato per dare consigli su certi argomenti.
Secondo l’Ammiraglio, per contrastare i trafficanti di esseri umani occorre mettere in pratica l’articolo 83 del Codice della Navigazione, quello che permette di vietare il transito e la sosta di navi nelle acque territoriali italiane per motivi di sicurezza e di ordine pubblico. De Felice elogia la politica del governo italiano verso le ong ritenute sospette e pericolose.
L’idea dell’ammiraglio è già allo studio del Viminale e prevede di istituire un blocco navale delle zone costiere libiche e tunisine coinvolte, passando dalla dimensione giuridica nazionale a quella multinazionale, senza aspettare che le ong entrino in acque italiane ingaggiando ogni volta un braccio di ferro con la autorità di Roma.
Secondo l’ex comandante di fregata bisogna creare una sinergia internazionale, allargando il numero dei soggetti coinvolti e aggregando tutte quelle nazioni che puntano a contenere l’immigrazione clandestina in Europa. Inoltre, bisogna mobilitare l’UE, la NATO, l’ONU e realtà non governative come forze capaci di gestire un fenomeno globale e non nazionale.