YouTube, la piattaforma di video-sharing artefice di uno storico sorpasso (in Italia, secondo i dati Nielsen) su Facebook quanto a numero di accessi avvenuti nel 2018 (35 vs 34 milioni 958 mila), ha messo a segno anche un importante accordo con Amazon e, nel contempo, varato un interessante iniziativa che coinvolge lo spin-off YouTube Premium. In più, la piattaforma multimediale di Mountain View ha anche varato nuovi parametri qualitativi per il successo dei video, e portato le schede informative anti fake news in India.
Tra Google ed Amazon è ufficialmente scoppiata la…pace. Ne danno notizia le due aziende tramite un comunicato congiunto, nel quale si sostanzia in cosa culminerà (nei mesi a venire) il processo di riavvicinamento, già iniziato qualche tempo fa, quando Amazon aveva rimesso in vendita, nel suo e-commerce, i dongle Chromecast e tolto le restrizioni al funzionamento di YouTube su Fire TV (da browser): grazie al nuovo accordo, le app YouTube (standard, YouTube TV, e YouTube TV) arrivano sui dongle Fire TV e sulle tv smart che si avvalgono dell’integrazione Fire TV Edition.
Nel contempo, seguendo una strada inversa, i contenuti di Prime Video sbarcano – via app – sulle Android TV mediante Chromecast (integrato o inteso come dongle esterno). Nessun riferimento, invece, in merito a una miglior integrazione dei video YouTube su Amazon Echo Show, tramite una skill apposita, lasciando – quindi – che ciò continui ad avvenire usando il browser integrato Firefox per portarsi sulle pagine di YouTube.com.
Da Android Police e 9to5Google, invece, giunge la conferma di un’iniziativa, ammessa da Google come test limitato temporalmente (sino al 31 Maggio) e geograficamente (agli USA), relativa ad alcuni utenti di YouTube Premium. Questi ultimi si sono visti assegnare (all’interno dell’app, e non della versione desktop) un credito di 2 euro (a volte suddiviso in due tranche da 99 cent) da sfruttare per usare l’ancor poco nota funzionalità Super Chat, grazie alla quale – nel corso di un live – i fan di un broadcaster possono pagare (remunerando così il proprio beniamino) affinché i propri commenti risaltino in cima.
Intanto, Bloomberg è riuscita a mettere le mani su una primizia suscettibile di rivoluzionare il mondo della grande Y. Secondo il portale d’informazione economica, Google vorrebbe sostituire l’attuale metrica, basata su visualizzazioni e tempo di visione, in quanto favorirebbe i contenuti acchiappa-click e cospirazionisti (sui quali ha già attuato restrizioni), con due criteri differenti. Uno di questi attenzionerebbe anche i commenti (letti e postati) dagli utenti, mentre il secondo – noto come “quality watch time” – mirerebbe, con un connubio di dipendenti, software, ed AI, a scovare i contenuti “responsabili” e “di qualità”.
Di recente, YouTube ha annunciato il varo di alcune schede informative, tra i risultati delle ricerche nella sua piattaforma, per fornire agli utenti informazioni di contesto, utili a comprendere la veridicità dei risultati ottenuti. Con gli utenti indiani sempre più affacciati al web grazie ai produttori cinesi di telefonia mobile, la necessità di proteggere il nuovo pubblico dalla disinformazione si è fatta forte, tanto che Google ha portato anche in India le schede di cui sopra.
Queste ultime mostreranno il collegamento alla pagina dell’editore sulla Wikipedia, se presente, preciseranno se una trasmissione live sia finanziata dal governo o se faccia parte di un servizio pubblico, e conterranno articoli per il controllo fattuale offerti da editori ritenuti idonei.