Il noto social network Facebook continua a impegnarsi sul miglioramento dei propri algoritmi, nonostante il WSJ non sia d’accordo, non solo per combattere l’hate speech, ma anche per realizzare nuovi prodotti e innovative esperienze di coinvolgimento sensoriale: nel frattempo, però, a Menlo Park non trascurano le cose più immediatamente concrete, come dimostrato dal varo di due importantissimi test, riguardanti le criptovalute e il crossposting tra le sue piattaforme.
Ad oggi, la quasi totalità dei video registrati è in terza persona: il vari di sempre più action camera, come la recente GoPro Hero 10 Black, o di occhiali smart da ripresa, come i Ray Ban Stories, stanno dimostrando però un certo interesse per le riprese in prima persona. Facebook vuole farsi trovare pronta e, a tal proposito, ha varato il progetto Ego4D, coinvolgendo 13 tra laboratori e università di 9 paesi, per educare – somministrandole circa 2.200 ore di video di 700 persone riprese nella loro vita quotidiana – la sua intelligenza artificiale nel riconoscere la prospettiva “egocentrica” dei video che, rispetto a modello attuale, che lo pone ai margini, mostra il mondo al centro dell’azione. Lo scopo è quello di realizzare assistenti domestici più intelligenti e nuovi visori AR / VR più immersivi, ma non si esclude di utilizzare i risultati dello studio anche per migliorare i sistemi di moderazione.
Ciò si innesta alla perfezione con la nuova querelle in corso tra il WSJ e Menlo Park. Secondo il Wall Street Journal, Facebook, che ha ridotto gli investimenti in capitale umano per la gestione dei contenuti che incitano all’odio, si è affidata, nell’affrontare questo problema, a sistemi di Deep vision, cioè ad apprendimento automatico che, però, sarebbero pochi efficaci, visto che si sarebbero concentrati sui “post che hanno generato solo il 3/5% delle visualizzazioni di incitamento all’odio“, come testimoniato anche dal fatto che la percentuale di contenuti rimossi in violazione delle policy della community risulterebbe drasticamente bassa (0,6%). Facebook, che ha fatto notare come nel novero delle contromisure vadano annotate anche le penalizzazioni dei contenuti che vengono nascosti nel NewsFeed, si è detta non d’accordo, asserendo come, rispetto allo scorso anno, grazie ai suoi algoritmi classificatori, si sarebbe ridotta della metà la visualizzazione dei contenuti che invitano a violenza ed odio (precisamente, su 10.000 visualizzazioni, solo 5, contro le 10 di un anno prima, riguarderebbero l’hate speech).
Non di soli algoritmi e intelligenza artificiale vivono a Menlo Park. A testimoniarlo è anche la comunicazione dei vicepresidenti Javier Olivan e Nick Clegg, secondo cui Facebook nei prossimi 5 anni assumerà 10mila persone in Europa per sviluppare il suo metaverso, cioè un insieme di esperienze virtuali interconnesse basate su tecnologie AR e VR. Nel frattempo, tra progetti e promesse per migliorare algoritmi e AI, oltre agli impegni in tema di realtà simulate, il team di Zuckerberg si è già dedicato a due novità concrete, avviate in test nelle scorse ore.
La prima riguarda il varo sperimentale di Novi (ex Calibre), il portafoglio digitale (wallet) di Facebook che in attesa di poter trattare Diem, la criptovaluta proprietaria (ex Libra) di Facebook, ha fatto il suo esordio con il Pax Dollar, una stablecoin con valore ancorato a una valuta tradizionale, che aiuterà gli utenti a passarsi somme di denaro istantaneamente, senza commissioni e in modo sicuro: il test, con il supporto di Coinbase che garantirà i fondi degli utenti via piattaforma Coinbase Custody regolamentata dal Dipartimento dei servizi finanziari di NY, riguarderà inizialmente gli USA e il Guatemala, forse anche perché si ritiene che “le rimesse sono un modo fondamentale per raggiungere l’inclusione finanziaria“, ma soprattutto per dimostrare la sostenibilità degli stablecoin come sistema di pagamento, e per collaudare il wallet, in termini di funzionalità, assistenza ai clienti e rispondenza alle norme.
L’altro importante test riguarda la convergenza tra Facebook e Instagram, già inaugurata con la possibilità degli utenti di Messenger e Instagram di messaggiarsi cross-platform: come noto, da tempo, è possibile per chi usa il photo-sharing, condividere post, Storie e video IGT su Facebook e, ora con un test globale che coinvolge pochi utenti Facebook che abbiano già collegato il proprio account a un profilo standard, creatore o aziendale di Instagram, si mira a fare anche il contrario. Precisamente, il test vedrà la comparsa, in fase di creazione di un post sul social, assieme a quelli che selezionano il pubblico dei post o che permettono la creazione di un album, di un nuovo interruttore. Premendo quest’ultimo apparirà una finestra che permetterà di scegliere di condividere con l’account Instagram collegato un post di Facebook, sostanziato in un’immagine, un video, o un album di massimo di 10 foto (per ora niente GIF o sondaggi).