Facebook: polemiche privacy, iniziative su iOS, pagamenti, migliorie Workplace

Nelle scorse ore, Facebook, rimossi milioni di post per hate speech e disinformazione, ha pensionato Facebook Lite per iOS, riorganizzato i sistemi di pagamento della holding, lavorato e migliorie per Workplace, affrontando non poche polemiche sulla privacy.

Facebook: polemiche privacy, iniziative su iOS, pagamenti, migliorie Workplace

Coinvolto e protagonista in diverse polemiche, a proposito della privacy, il social network Facebook, dall’alto dei suoi 2.3 miliardi di utenti, non si è fatto scoraggiare e, dopo aver rimosso 7 milioni di post per disinformazione sul coronavirus, e 22.5 milioni di post per incitamento all’odio, ha portato avanti diverse iniziative, defalcando progetti non redditizi, riorganizzando i sistemi di pagamento dei suoi servizi, e lavorando sotto traccia a migliorie per il suo Workplace

Lo scorso 20 Maggio, Facebook ha introdotto in India una funzione che permette di “bloccare” un profilo, in modo che non sia possibile, per i non amici, ingrandire, condividere o scaricare, la foto del profilo o l’immagine di copertina dello stesso: la feature, concepita per tutelare le donne dalle molestie online, è stata usata anche da molti uomini con posizioni di prestigio, che in tal modo hanno potuto evitare che il loro profilo fosse trollato. Una maggior diffusione del “profilo bloccato” ha però portato alla luce le sue maggiori lacune, oltre al fatto che alcuni hacker sarebbero riusciti a violare il blocco dei profili, con conseguenti abusi perpetrati sulle foto in essi riportati: nello specifico, il riferimento è al fatto che, provando a postare pubblicamente quando l’account è sotto blocco, un avviso notifica dell’impossibilità della cosa, tanto che è necessario sbloccare l’account per poter di nuovo condividere un post in pubblico.

Un altro elemento critico in casa Facebook si è avuto a proposito del prossimo varo di iOS 14, che introdurrà un’impostazione della privacy che impedirà il tracciamento dell’utente tra diverse applicazioni: in conseguenza di ciò, ed anche tenendo conto che pur concedendo il permesso un pop-up richiederà l’autorizzazione volta per volta, sarà difficile targetizzare l’utente, scoprendo se chi ha scaricato un’app sia lo stesso utente che ha cliccato su una pubblicità di Facebook, o se chi ha downloadato l’app A sia il medesimo che ha installato anche l’app B.

Chiamata in causa, Apple ha spiegato di voler solo dare all’utente un maggior controllo, per poter decidere se sottoporsi o meno alle pubblicità mirate (tra cui i molto redditizi “app-install advertisements” che premiano a seconda di quanti utenti, che abbiano visto una pubblicità, poi installano una data app), aggiungendo d’esser pronta a “vietare qualsiasi app che continuerà a monitorare gli utenti contro i loro desideri“. 

Ancora in tema di privacy, secondo Bloomberg, Facebook sarebbe di nuovo nei guai, come già accaduto col caso Cambridge Analytica e a inizio Luglio, quando si è scoperto che gli sviluppatori avevano avuto accesso anche ai dati degli utenti inattivi da 90 giorni, A quanto pare, presso un tribunale di Redwood City, in California, sarebbe stato depositata una citazione in giudizio contro Menlo Park, con l’accusa di aver raccolto dati su 100 milioni di utenti, a loro insaputa, tramite Instagram. Considerando che una legge dell’Illinois punisce con un’ammenda tra i 1.000 e i 5.000 dollari le violazioni della privacy di chi raccoglie dati biometrici senza autorizzazione, Facebook rischia di pagare più dei 650 milioni di dollari che si è offerta di versare per una similare questione legale. 

Polemiche a parte, il noto social ha colto l’occasione per comunicare alcuni provvedimenti e decisioni assunte per il futuro. Innanzitutto, è stata creata una Business Unit, con a capo l’ex PayPal David Marcus, da 6 anni dipendente di Zuckerberg, che si occuperà di armonizzare i sistemi di pagamento di Menlo Park, tra cui WhatsApp Payments, Facebook Payments, e il portafoglio di Libra, Novi (sempre diretto da Marcus). 

Non meno importante è quanto deciso da Facebook a proposito degli iPhone, che anche sull’App Store nostrano non possono più beneficiare di Facebook Lite (ancora presente su Android, invece), posto che un messaggio, in questi giorni, li sta invitando a usare la versione normale della social app per rimanere in contatto con gli amici, con un portavoce della piattaforma che ha motivato la decisione con lo scarso uso dell’app e l’intenzione di ottimizzare l’app principale (magari rendendola più fluida anche su device datati e sotto connessioni non idilliache). 

Infine, un’indiscrezione proveniente dal leaker Alessandro Paluzzi (@alex193a): l’esperto sviluppatore ha reso noto di aver scoperto una novità non ancora ufficiale a proposito dell’app Workplace from Facebook, che in futuro potrebbe essere dotata di un tema scuro, ad oggi ancora embrionale, che andrebbe a coinvolgere anche la chat della medesima applicazione. 

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