Il mondo dell’intrattenimento in streaming ha due sovrani indiscussi, Netflix per quanto riguarda i video, e Spotify per quel che concerne l’audio. Nelle scorse ore, alcune importanti notizie relative a queste realtà hanno prospettato un futuro roseo per la grande N che fa “Tudum”, ma fosche nubi per la seconda piattaforma, costretta a mettersi a dieta. Silurando fior di dipendenti.
Il co-CEO di Netflix, Ted Sarandos, si è espresso in modo positivo riguardo al successo dell’implementazione del blocco della condivisione delle password al di fuori del nucleo domestico. Questa decisione, avviata nella seconda metà dello scorso anno in America Latina e successivamente estesa, ha contribuito a un significativo cambiamento nella strategia della piattaforma di streaming.
L’approccio graduale, inizialmente considerato come un’“sperimentazione” da Sarandos, ha permesso a Netflix di valutare attentamente la reazione dei clienti. “È stato positivo andare piano. Ecco perché non l’abbiamo fatto in un colpo solo,” ha dichiarato Sarandos. La decisione di bloccare la condivisione delle password, da Maggio anche in Italia, dopo i primi test in Sud America, è stata motivata da una diminuzione delle entrate nel primo trimestre del 2022, la prima registrata in oltre un decennio.
Questo cambiamento strategico ha portato Netflix a registrare una forte crescita degli abbonati nei paesi in cui è stato implementato il blocco della condivisione delle password. Nel secondo trimestre del 2023, gli abbonati sono cresciuti di circa sei milioni, con un milione di nuovi abbonati negli Stati Uniti e in Canada. Questo trend positivo è proseguito nel terzo trimestre del 2023, con un aumento di 8,8 milioni di nuovi abbonati e un incremento dei ricavi di 64 milioni di dollari. Attualmente, gli abbonati possono condividere il proprio account solo con persone facenti parte dello stesso “nucleo domestico“, con il blocco che va ad agire basandosi su criteri come l’IP e la posizione.
Questa restrizione ha spinto gli utenti a utilizzare account separati per un accesso personalizzato, contribuendo così all’incremento degli abbonamenti. Parallelamente, Netflix ha introdotto un piano in abbonamento supportato da pubblicità, alzando i prezzi dei piani premium (in USA, Francia e Regno Unito) e incoraggiando gli utenti a optare per opzioni con pubblicità per generare ulteriori entrate dalla vendita di spazi pubblicitari. Questo approccio sembra stia funzionando, con il piano pubblicitario che, dopo un anno dal lancio, ha raggiunto 15 milioni di utenti attivi al mese a livello globale.
Sovvertendo l’assunto secondo cui se Atene piange Sparta non ride, all’altra regina dell’intrattenimento via streaming, Spotify, invece le cose non vanno altrettanto bene. Nonostante un ottimo terzo trimestre, la piattaforma svedese ha sorprendentemente annunciato un significativo taglio della forza lavoro. Ek ha rilasciato un comunicato stampa in cui ha spiegato che nonostante i progressi compiuti, la crescita economica rallentata e il costo del capitale in aumento hanno reso necessaria una riorganizzazione. Circa 1.500 dipendenti, il 17% del totale di 9.000 a livello globale, saranno coinvolti, con 4.300 soltanto negli Stati Uniti.
La decisione di effettuare questa massiccia riduzione è stata presa per affrontare, come dichiarato da Ek, “le sfide future”, preferendo affrontarle tutte in una sola volta piuttosto che in modo progressivo. Ek ha spiegato che, sebbene si fosse discusso di riduzioni minori nel corso del 2024 e del 2025, la discrepanza tra gli obiettivi finanziari e i costi operativi attuali ha richiesto un’azione più radicale.
I dipendenti coinvolti saranno contattati nei prossimi giorni per conversazioni individuali. Oltre all‘indennità di fine rapporto (una media di cinque mesi di buonuscita), verranno forniti il pagamento delle ferie non utilizzate, assistenza sanitaria e supporto per l’immigrazione e il ricollocamento.
Ek ha sottolineato che, nonostante i successi ottenuti nel 2022 e nel 2023, la struttura dei costi di Spotify è ancora troppo elevata. La riduzione del personale è considerata un “passo difficile ma cruciale” per creare una Spotify più forte ed efficiente per il futuro. La piattaforma si è espansa notevolmente nel 2020 e nel 2021, ma secondo Ek, gran parte di questa crescita era legata a risorse aggiuntive. La nuova struttura più snella permetterà a Spotify di essere più efficiente e di reinvestire i profitti in modo strategico nel business. Ek ha concluso affermando che la riduzione delle dimensioni del team è un “nuovo capitolo” per Spotify e che il 2024 segnerà la costruzione di una piattaforma ancora più forte.