Cina, effetto Coronavirus: la NASA certifica un calo dell’inquinamento del 30%

L'emergenza Coronavirus che sta dilagando in tutto il globo, con notevoli disagi ovunque, giustificati o meno, sembra però avere anche un lato positivo: in Cina l'inquinamento atmosferico ha subito un forte calo.

Cina, effetto Coronavirus: la NASA certifica un calo dell’inquinamento del 30%

Come si suol dire, non tutti i mali vengono per nuocere. L’emergenza Coronavirus sta diffondendosi a macchia d’olio in tutto il mondo e l’Italia risulta essere, purtroppo, uno dei Paesi maggiormente colpiti. Lo dimostra ampiamente l’ultimo decreto del governo Conte, che sta generando numerose polemiche, ovvero la chiusura in entrata e in uscita di ben 14 province del nord del Paese.

C’è, però, un risvolto positivo che arriva dalla Cina, il Paese in cui ha avuto origine il virus e la sua conseguente diffusione. L’attività industriale cinese, infatti, nel mese di febbraio ha subìto un forte calo, molte fabbriche sono state chiuse e a risentirne in maniera positiva è stata la qualità dell’aria sull’intero territorio e in particolare nella regione di Wuhan, focolaio origine del virus, che ha visto il blocco anche dei trasporti.

Le immagini della NASA

La notizia aveva già fatto il giro del globo, ma ora la situazione è stata certificata da una serie di immagini raccolte dalla NASA e dai satelliti dell’Agenzia Spaziale Europea che monitorano l’inquinamento. I dati sono stati rilevati, nello specifico, dallo strumento Tropospheric Monitoring del satellite dell’ESA Sentinel5 che ha il compito di sorvegliare la qualità dell’aria e l’interazione dei gas inquinanti con il clima  e dal sensore Ozone Monitoring Instrument del satellite della NASA Aura.

La NASA ha messo a confronto i mesi di gennaio e febbraio del 2019 con lo stesso periodo di quest’anno, concludendo che la riduzione dell’inquinamento atmosferico è derivata dalle limitazioni imposte ai trasporti e alle attività commerciali e dalla quarantena di milioni di persone. Le immagini fornite dalla nota agenzia governativa americana rilevano infatti un’evidente riduzione dei livelli di biossido di azoto, gas nocivo emesso dai combustibili fossili, in particolare dai veicoli a motore e dalle strutture industriali.

I livelli dell’inquinamento atmosferico sono dunque calati del 30%, una percentuale decisamente notevole. Fei Liu, ricercatore presso il Goddard Space Flight Center della NASA  organismo che da oltre 15 anni raccoglie dati globali sulle emissioni di gas nocivi e vari inquinanti atmosferici – ha infatti dichiarato: “Questa è la prima volta che vedo un calo così drastico su un’area così ampia per un evento specifico“, per poi aggiungere “Non sono sorpreso, perché molte città a livello nazionale hanno adottato misure per ridurre al minimo la diffusione del virus“.

Il premier cinese Li Keqiang ha consegnato al Parlamento, lo scorso 5 marzo, la sua relazione annuale sul lavoro del governo, promettendo che la Cina continuerà a incrementare gli sforzi per combattere l’inquinamento atmosferico e che il Paese quest’anno taglierà il 3% di inquinanti chiave, tra i quali l’ossido di azoto e il biossido di zolfo. Inoltre, il Ministero dell’Ambiente ha annunciato che saranno ritenuti responsabili i governi locali che non riusciranno a raggiungere i loro obiettivi.

Nella speranza che l’emergenza possa rientrare al più presto, anche con l’aiuto delle misure messe in atto dal governo e dell’ormai sempre più vicino aumento delle temperature, possiamo leggere questo dato come una magra consolazione. Chissà che il pianeta possa momentaneamente tirare un respirio di sollievo, per quanto si tratti di una goccia nell’oceano.

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