Caos Isis: dichiara guerra persino a Tripoli

L'Isis ha dichiarato guerra anche a Tripoli, dopo aver rivendicato un attacco kamikaze avvenuto presso un posto di blocco a Misurata. Il Premier non riconosciuto Khalifa Ghwell attacca: "Li combatteremo e li cacceremo, dicono di rappresentare l'Islam ma lo disonorano"

Caos Isis: dichiara guerra persino a Tripoli

L’Isis ha apertamente dichiarato guerra ad un altro nemico dello Stato Islamico: si tratta del governo di Tripoli, esecutivo non riconosciuto dalla Comunità Internazionale formato dalle milizie islamiche che hanno scalzato il Primo Ministro riconosciuto dall’ONU Abdullah al-Thani, quest’ultimo ora in esilio presso la città di Tobruk. E’ sempre più caotica dunque la situazione che vortica attorno all’Isis ed alla sua cerchia di supposti alleati: solo poco tempo fa infatti, il Pentagono aveva annunciato che lo Stato Islamico stava procedendo a formare nuove basi in Libia, ed alcune indiscrezioni avevano ipotizzato il tacito supporto delle milizie islamiche di Tripoli.

Ma ora l’Isis ha deciso di proclamare quello stesso governo illegittimo “nemico della Jihad”, dichiarando guerra a Khalifa Ghwell (Primo Ministro non riconosciuto dall’ONU) ed al suo esecutivo. Ma il Premier Ombra della Libia ha ribattuto pubblicamente alle minacce dei terroristi, affermando con sicurezza nel corso di un intervista: “Daremo appoggio all’esercito, alla polizia e alle forze rivoluzionarie per combattere e cacciare gli infedeli arrivati in Libia che sostengono di rappresentare l’Islam, mentre disonorano l’Islam”.

La dichiarazione di Ghwell ha fatto seguito ad un attentato kamikaze avvenuto ad Ovest di Misurata, nel corso del quale sono state uccise almeno cinque persone, ed altre cinque risultano essere rimaste ferite; il bilancio rimane tuttavia provvisorio, e potrebbe aggravarsi nel corso delle indagini, ancora in pieno svolgimento. Peraltro in un clima tutt’altro che favorevole alla comprensione dell’accaduto.

L’attentato è stato organizzato in corrispondenza del posto di blocco di Dafiniyah, deputato a controllare il transito di merci e persone tra la già citata Misurata e Ziten. L’attacco è stato prontamente rivendicato dall’Isis sul web, che ha reso noto come di consueto il nome dello jihadista responsabile del massacro (Abou Wahib el Tunissi). Lo Stato Islamico controlla già alcune parti della Libia, come la città di Sirte. Lo scorso 11 Maggio, una nave turca era stata bombardata dalla libia proprio per essersi avvicinata troppo a Sirte.

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