Non c’è pace per Elon Musk, il visionario imprenditore americano dal carattere irriverente. Il fondatore di Tesla è sempre stato protagonista di accese discussioni su Twitter per il modo anticonvenzionale di confrontarsi con il proprio pubblico, un aspetto della personalità che da un lato gli ha garantito notorietà, ma che al contempo ha generato anche problemi con gli austeri organismi di controllo del mercato.
La situazione sembrava essersi calmata negli ultimi mesi, ma nuovi problemi sono tornati ad emergere nelle ultime ore, dopo che un tweet contenente un’ambiguità nelle stime di produzione ha portato la Sec (l’equivalente della nostra Consob) a chiedere – presso un giudice federale – di processare Musk per oltraggio alla Corte, avendo violato i termini dell’accordo raggiunto cinque mesi fa.
La notizia della nuova accusa ha avuto riverberi anche sulla quotazione del titolo azionario: dopo la chiusura di ieri, è sceso di oltre il 4% nell’after market, accusando cali anche nel corso delle contrattazioni odierne ed evidenziando una forte sensibilità rispetto all’operato e alla condotta portata avanti dal fondatore.
Ecco cosa la Sec contesta a Elon Musk
Entrando nel dettaglio della vicenda, il problema si è verificato a partire da un tweet di Elon Musk risalente allo scorso 19 febbraio 2019. Nell’occasione, il leader di Tesla aveva suggerito che l’azienda stimava di produrre 500 mila vetture nel corso del 2019, mentre i precedenti comunicati aziendali indicavano una proiezione di 400 mila unità. La differenza sarebbe dovuta a presunti problemi di produzione e di consegna della Model 3, l’auto di media gamma della casa produttrice americana prodotta negli stabilimenti di Freemont.
Non è mancato un tentativo di correzione in corsa da parte di Musk. Subito dopo il primo tweet, aveva diffuso un correttivo, indicando che “il tasso di produzione annuale alla fine del 2019 sarebbe probabilmente di circa 500.000 unità, vale a dire 10.000 auto a settimana”, mentre “le consegne previste per quest’anno sono circa 400 mila unità”. Un tentativo di rimediare nella speranza che la Sec risultasse comprensiva ma, al contrario, la questione sembra ancora una volta destinata a risolversi nelle aule dei tribunali statunitensi.