Pensioni flessibili: oltre 34mila domande per opzione donna, quota 41 e Ape sociale

I nuovi dati dell’Inps mettono in luce numeri importanti per le opzioni di pensionamento anticipato alternative alla quota 100: sempre più lavoratori scelgono di aderire alla possibilità di lasciare prima il posto di lavoro.

Pensioni flessibili: oltre 34mila domande per opzione donna, quota 41 e Ape sociale

La pensione continua ad essere un traguardo agognato per molti italiani, visto il numero importante di domande d’accesso anticipato all’Inps inoltrate nel primo trimestre del 2019. Il riferimento non va solo all’ormai nota (e molto discussa) quota 100, che consente l’uscita dal lavoro a partire dai 62 anni di età, e con 38 anni di contribuzione. Il nostro sistema prevede, infatti, diverse strade alternative per chi desidera ottenere uno sconto sulla maturazione dei requisiti dell’assegno di vecchiaia (67 anni di età), sebbene ogni opzione risulti caratterizzata da vincoli e paletti.

Per capire meglio la situazione è possibile partire dal dato complessivo delle richieste di prepensionamento, lavorato escludendo le pratiche relative alla quota 100. Emerge così che al 1° aprile 2019 le domande di accesso flessibile all’Inps con le altre opzioni disponibili, cioè tramite l’opzione donna, la quota 41 per i precoci che vivono situazioni di disagio e l’APE sociale risultavano 34400.

Analisi delle richieste di accesso anticipato alla pensione con le alternative alla quota 100

Analizzando i dati pubblicati recentemente dall’Inps, emerge che le richieste di accesso alla pensione anticipata tramite opzione donna corrispondono a 10898 pratiche, mentre per i precoci si contano 13913 domande. Infine, l’Ape sociale registra 9603 pratiche per l’accesso agevolato alla quiescenza.

Nel primo caso, le donne possono fare richiesta a partire dai 58 anni di età (un anno in più se hanno effettuato versamenti come lavoratrici autonome) e almeno 35 anni di versamenti. Il sacrificio richiesto riguarda però l’entità del futuro assegno, che dovrà subire una penalizzazione anche a doppia cifra in virtù del ricalcolo contributivo dei versamenti effettuati nel corso della propria carriera lavorativa.

L’APE sociale non presenta penalizzazioni, ma richiede la maturazione di 63 anni di età in presenza di specifiche situazioni di disagio, assieme ad almeno 30 anni di versamenti (che in alcuni casi salgono a 36 anni di contribuzione per chi ha svolto i lavori gravosi e usuranti riconosciuti dalla legge). Infine, la quota 41 per tutti richiede ai cosiddetti lavoratori precoci (con 41 anni di versamenti) il riconoscimento delle stesse situazioni di disagio dell’APE sociale, ma con il vincolo aggiuntivo di aver maturato almeno un anno di contribuzione prima del compimento del diciannovesimo anno di età.

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