Con il decreto legge numero 4 del 2019 arriva un’importante conferma per l’APE sociale, una misura di accesso agevolato all’Inps che consente il prepensionamento ai lavoratori che si trovano in particolari condizioni di disagio. Il provvedimento risale all’ormai lontana legge di bilancio 2017, ma la nuova proroga ne estende i termini fino al 31 dicembre del corrente anno.
Il sussidio è regolamentato dal DPCM numero 88 del 2017 e dalla circolare dell’Inps numero 100 del 2017, pubblicata in seguito all’approvazione del provvedimento. Di fatto, consente l’uscita dal lavoro a chi ha raggiunto almeno 63 anni di età e 30 o 36 anni di versamenti, purché si rientri nei casi di tutela previsti dal legislatore. Gli aventi diritto possono ottenere un sussidio di accompagnamento alla pensione di vecchiaia diviso in 12 mensilità (non vi è quindi tredicesima o quattordicesima), per un valore corrispondente a quello della pensione (anche se non superiore alle 1500 euro lorde).
APE sociale: chi può richiederla
I lavoratori coinvolti dal provvedimento sono coloro che, oltre ai requisiti anagrafici e contributivi, rientrano tra una delle quattro categorie individuate dalla norma di legge, ovvero disoccupati, caregivers, invalidi e lavoratori che hanno svolto attività gravose. Per i primi tre casi è sufficiente raggiungere i 30 anni di versamenti, mentre nel secondo caso sarà necessario maturare 36 anni di contribuzione.
Nel caso dei disoccupati sarà imprescindibile che il lavoratore abbia già terminato i sussidi di disoccupazione previsti dalla legge da almeno tre mesi. I cararegives devono assistere un coniuge o un parente di primo grado convivente da almeno sei mesi. Per l’invalidità serve una percentuale uguale o superiore al 74%, mentre per le professioni gravose bisogna fare riferimento all’elenco di 15 categorie indicate dal legislatore.
Il sussidio non ha alcuna conseguenza sull’importo del futuro assegno previdenziale e non prevede l’applicazione di penalizzazioni o trattenute, mentre dal punto di vista fiscale viene versato al lavoratore e trattato come reddito da lavoro (fatto che garantisce anche la percezione del bonus da 80 euro).