Raffaele Sollecito sul ritorno di Amanda Knox in Italia: “Mi è dispiaciuto molto vederla sofferente”

Raffaele Sollecito ha voluto dire la sua sul ritorno di Amanda Knox in Italia, la cittadina americana imputata per l’omicidio di Meredith Kercher, invitata lo scorso weekend sul palco del "Festival della giustizia penale di Modena".

Raffaele Sollecito sul ritorno di Amanda Knox in Italia: “Mi è dispiaciuto molto vederla sofferente”

Raffaele Sollecito è stato per anni uno dei protagonisti più rilevanti della cronaca nera nazionale. Insieme con Amanda Knox, è stato imputato per l’omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher, un caso tuttora controverso che inevitabilmente continua a dividere l’opinione pubblica italiana.

Per quel crimine avvenuto il 1° novembre 2007 e conosciuto da tutti come il “delitto di Perugia“, entrambi sono stati assolti dopo una lunga battaglia legale. L’unico condannato per la morte della giovane anglosassone è stato Rudy Guede (sempre proclamatosi innocente), in concorso con ignoti. Proprio questo aspetto lascia un alone di misteri e sospetti, per numero pari solo alla mole di domande alle quali ancora non si è stati in grado di rispondere.

Ora, a distanza di anni dall’assoluzione e in ragione del ritorno in Italia di Amanda Knox, invitata sul palco del Festival della Giustizia penale di Modena, Raffaele Sollecito ha voluto dire la sua su quella che è stata la sua compagna oltre che coimputata nel processo di omicidio. Intervistato da La Gazzetta del Mezzogiorno, l’ingegnere informatico pugliese ha dichiarato di aver chiamato Amanda subito dopo il convegno.

Mi è dispiaciuto molto vederla sofferente”, sono state le sue parole riferite alla ragazza di Seattle. Ma, sul punto, vuole precisare di essere anche lui abbastanza stanco. A logorarlo non è stata solo la vicenda giudiziaria, ma anche le continue accuse e sospetti di un paese che non ha la stessa cultura patriottica degli Stati Uniti. In altre parole, al suo ritorno a casa, Amanda è stata accolta come una perseguitata, Sollecito come un colpevole che è riuscito a fatta franca.

Come se non bastasse, le istituzioni non gli hanno mai chiesto scusa, non hanno mai dimostrato un atteggiamento solidale, né tanto meno hanno voluto risarcirlo. La stessa Cassazione, nella sentenza di assoluzione, ha puntato il dito contro le “défaillance investigative” e il “deprecabile pressappochismo nella fase delle indagini preliminari”. In altre parole, oltre agli errori commessi dagli investigatori, a sua detta non rimaneva niente altro che un cumulo di congetture. Come conseguenza, Sollecito conclude ricordando che “ho subito un danno immenso e nessuno mi ha aiutato, tranne i miei famigliari e gli amici”.  

Continua a leggere su Fidelity News