Carabiniere ucciso, il pusher non è un pusher: "Cerciello Rega è un uomo valoroso"

Colui che tutti credevano fosse il pusher nel caso dell'omicidio del carabiniere Mario Cerciello Rega, in realtà , non è un pusher e ha onorato il brigadiere per aver dato la sua vita.

Carabiniere ucciso, il pusher non è un pusher: "Cerciello Rega è un uomo valoroso"

Si intriga sempre di più la serie di testimonianze e dichiarazioni sul caso dell’omicidio del carabiniere Mario Cerciello Rega, morto durante un intervento per recuperare un borsello rubato pochi minuti prima. Il “pusher” Sergio Brugiatelli, in realtà, non è un pusher. L’uomo si è confidato con il Corriere della Sera, riportando di non essere né pusher, né intermediario, né informatore delle forze dell’ordine.

Quanto detto è palesemente in contrasto con quanto dichiarato nei giorni scorsi, diventando così una semplice persona derubata del proprio borsello. Dunque, proprio per quel motivo, aveva effettuato la chiamata ai carabinieri la stessa notte in cui il brigadiere è stato assassinato.

Omicidio carabiniere: cosa si sa al momento

Andrea Volpini, l’avvocato di Sergio Brugiatelli, ovvero colui che era stato etichettato come pusher, ha anche diffuso un comunicato che affermava quanto detto sopra ed inoltre ha spiegato come il brigadiere Cerciello Rega in realtà gli abbia salvato la vita e perso la sua

Nel borsello, secondo quanto dichiarato di recente, c’erano documenti e chiavi di casa. La chiamata dei carabinieri è stata fatta proprio perché Brugiatelli aveva capito che la sua vita e quella dei suoi parenti era in pericolo. Infatti, durante le varie telefonate, inclusa quella fatta in vivavoce di fronte ai carabinieri, i due ladri avevano minacciato più volte l’intera famiglia di colui che fino a ieri si credeva fosse il pusher.

A questo punto, quanto detto sul suo ruolo di pusher sarebbe falso. Le minacce, infatti, riportavano che i due sapevano dove abitava e sarebbero venuti a cercarlo. Il padre di Finnegan Lee Elder, colui che ha accoltellato il carabiniere, è atterrato a Roma e ora chiede di poter vedere il figlio. Sono tutti con il fiato sospeso per questa sentenza, perché c’è un elemento che potrebbe essere di vitale importanza per ridurre la pena dei condannati: la benda sugli occhi (elemento su cui certo punterà l’avvocato dell’altro fermato, Christian Gabriel Natale Hjorth).

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