Ancona, condannati i genitori del bimbo morto a 7 anni per otite

Tre mesi di carcere per una speranza delusa dalla medicina alternativa: è questa la sentenza per i genitori di Francesco, morto a causa di un'otite trasformatasi in encefalite.

Ancona, condannati i genitori del bimbo morto a 7 anni per otite

Tre mesi di carcere (pena sospesa) è la condanna decisa ieri dal gup di Ancona – Paola Moscaroli – per i genitori di Francesco, il bimbo di 7 anni, di Cagli in provincia di Pesaro Urbino, morto all’ospedale di Ancona a causa di una otite batterica bilaterale non curata con la medicina tradizionale, ma con i rimedi omeopatici. L’otite era poi degenerata trasformandosi in una encefalite.

L’omeopata Massimiliano Mecozzi, regolarmente iscritto all’ordine dei medici – dal quale è stato sospeso -, è chiamato a processo il 24 settembre prossimo.

Condanna per i genitori, rinviato a giudizio il medico

Sono passati più di due anni dalla morte di Francesco, era il 27 maggio 2017, per la quale i genitori, indagati per concorso in omicidio colposo aggravato, ieri hanno ricevuto la condanna. Dopo la lettura del dispositivo alla presenza in aula dei genitori del piccolo, il loro avvocato, Federico Gori, si è espresso con all’Adnkronos mettendo in evidenza che i due sono già stati provati dalla “perdita di un figlio, ora il loro stato d’animo è ulteriormente appesantito in quanto si imputa loro una responsabilità colposa“.

Gori vorrebbe ora “capire bene” gli elementi che hanno convinto il giudice verso una condanna e, “tenendo conto che le consulenze tecniche di parte (Procura e imputati) escludevano qualsivoglia responsabilità dal punto di vista medico”, se possibile, ricorrere in appello.

La posizione dell’omeopata Massimiliano Mecozzi, che avrebbe dato delle indicazioni ai genitori che gli si erano rivolti per le cure del figlio, non è ancora stata definita. L’omeopata pesarese, che non ha fatto richiesta di riti alternativi, è stato rinviato a giudizio, il processo si aprirà il prossimo 24 settembre.

Secondo l’avvocato c’è la percezione che la vicenda del piccolo Francesco non sia isolata ed includa “mille aspetti” da approfondire, pertanto il giudice dovrà prendere in esame le possibilità di riuscita della medicina, anche perché, di fatto, il professionista che ha curato il piccolo è regolarmente iscritto all’ordine dei medici.

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