È arrivato il dispaccio medico, che nessuno voleva arrivasse. Per i sanitari dell’ospedale di Ancona, il bimbo di sette anni, che per un’otite era stato curato con cure omeopatiche, è clinicamente morto.
Morto per cosa? È quello che si domandano in tanti, e la cui risposta forse sta sempre nella solita odiosa risposta che vuole dei genitori seguaci delle cure alternative, a tal punto da aver affidato per anni le cure del bambino ad un omeopata che, evidentemente, non aveva ben chiara la grave situazione in cui versava il bambino.
Il piccolo era originario di Cagli, un paesino in provincia di Pesaro, dove era assistito dal medico omeopata. Circa quindici giorni fa, aveva cominciato a sentire dolore alle orecchie ma, come sempre, i genitori – invece di portarlo in ospedale o da un medico tradizionale – hanno preferito farlo vedere dall’omeopata.
I prodotti alternativi non erano sufficienti a contrastare la grave infezione presente nell’orecchio del piccolo, che aveva procurato talmente tanto pus da raggiungere il cervello. Arrivato in ospedale, la situazione del piccolo è subito apparsa gravissima – il bambino non rispondeva più alle sollecitazioni esterne – e, nonostante tutte le cure antibiotiche somministrate ed un intervento chirurgico, purtroppo l’infezione ha avuto il sopravvento.
Il nonno del piccolo ha dichiarato che il medico omeopata, a cui i genitori del piccolo si erano affidati, avrebbe perfino minacciato la coppia che, forse manipolata o soggiogata, avrebbe continuato a somministrare al piccolo le cure alternative. Una tragedia che sta riaprendo ed infiammando le polemiche circa le cure delle medicine alternative, specialmente nei confronti di chi, come i bambini, non ha la capacità di poter decidere da solo.