Nel mentre in Brasile si aprono spiragli di ripresa per il progetto dei pagamenti in-app di WhatsApp, sospesi dalla locale banca centrale per timori sulla trasparenza e la concorrenza (per Joao Manoel Pinho de Mello, direttore dell’ente, basterà rispettare norme e regolamenti), la celebre app di messaggistica, ancora alle prese con iniziative per frenare la disinformazione, mostra segnali di avanzamento verso due attese e future funzionalità.
Analizzando la release beta 2.20.196.8 di WhatsApp per Android (scaricabile anche da ApkMirror), gli esperti leaker di WABetaInfo hanno scoperto evidenze di alcune funzionalità cui Menlo Park starebbe lavorando. Una di esse è l’account multi-dispositivo che, come già evidenziato in passate indiscrezioni, permetterà d’usare lo stesso account su più device in contemporanea, sincronizzando tra gli uni e gli altri i messaggi e i contenuti scambiati, sempre all’interno della criptazione end-to-end.
Le nuove scoperte, in tal senso, permettono di accertare come WhatsApp intenda limitare ad un massimo di 4 i dispositivi sui quali si potrà usare il medesimo account: in più, per evitare che tra questi s’insinui uno “spione”, è stata prevista la sezione Linked Devices entrati nella quale si potrà consultare i device sui quali è in esecuzione l’account, l’ora di connessione, in modo da escludere eventuali device di cui non si abbia contezza, o rimuoverne uno semplicemente per far posto ad un altro, in ragione del limite di cui sopra.
L’altra grande scoperta degli insider di WABetaInfo riguarda lo strumento di ricerca avanzata. Secondo gli screenshot condivisi in Rete, sembra che il tool in questione sarà organizzato per schede (del tipo Link, Audio, Documenti, GIF), ognuna delle quali sarà accompagnata dalla rispettiva icona di rappresentanza, premute le quali saranno elencati i contenuti pertinenti con la scelta fatta.
Infine, le iniziative sulla disinformazione. Negli scorsi giorni, nella sezione di WhatsApp demandata alle FAQ è comparso un vademecum col quale, onde frenare la propagazione di bufale, si invitano gli utenti a controllare i fatti e le fonti, a dubitare di foto e video in quanto facilmente manipolabili, a mettere da parte i pregiudizi, ed a riconoscere i messaggi inoltrati (non a caso stigmatizzati dall’etichetta “inoltrato”).