Pensioni anticipate dai 63 anni: i sindacati chiedono di rendere strutturale l’APE sociale

L’accesso flessibile alla pensione tramite l’APE sociale è possibile a partire da 63 anni di età e con 30-36 anni di contribuzione ma, salvo nuovi interventi, la misura di tutela terminerà entro la fine del 2019.

Pensioni anticipate dai 63 anni: i sindacati chiedono di rendere strutturale l’APE sociale

I sindacati e gli stessi lavoratori tornano a chiedere di prorogare l’APE sociale al 2020 e di renderla strutturale per gli anni successivi. La misura risulta infatti fondamentale per chi vive una situazione di disagio in età avanzata e non riesce a sfruttare gli altri meccanismi di pensionamento flessibile disponibili nelle pieghe della legislazione previdenziale. Si pensi, ad esempio, alla nuova Quota 100, che richiede imprescindibilmente la maturazione di almeno 38 anni di versamenti, anche per coloro che hanno più di 62 anni di età.

Con l’APE sociale è invece possibile ottenere la quiescenza con un minimo di 30 ed un massimo di 36 anni di versamenti, a seconda della specifica situazione di disagio vissuta dal lavoratore. Si tratta di una salvaguardia importante per chi rientra nei requisiti, come ad esempio i disoccupati che hanno terminato i benefici di disoccupazione, i caregiver, gli invalidi o i lavoratori che hanno svolto attività usuranti.

Purtroppo, l’anticipo pensionistico di stampo sociale risulta in scadenza al termine di quest’anno, pertanto coloro che potrebbero maturare i requisiti utili a partire da gennaio 2020 rischiano di risultare esclusi e tagliati fuori dalle tutele. Anche per questo, ormai, da mesi sindacati e lavoratori ne chiedono a gran voce la proroga, oltre che la stabilizzazione in via definitiva (diversamente, lo stesso problema si riproporrebbe di anno in anno).

Pensioni flessibili e APE sociale: le richieste dei sindacati

Da tempo i sindacati chiedono di rendere strutturale l’APE sociale, stante che la misura è stata introdotta con la scorsa legge di bilancio 2017 e modificata con quella risalente all’anno successivo (rendendola maggiormente inclusiva, ad esempio, rispetto al numero di attività usuranti riconosciute come valide al fine della maturazione del beneficio).

La richiesta delle parti sociali consiste appunto nel rendere strutturale l’opzione, visto che questa misura è in grado di sanare (come già evidenziato) anche alcune delle situazioni che attualmente non riescono a beneficiare delle nuove pensioni anticipate tramite la Quota 100. Bisogna inoltre sottolineare che in virtù del requisito contributivo più contenuto rispetto alle altre opzione di flessibilità, l’APE sociale appare particolarmente percorribile anche dalle donne che hanno subito il gender gap durante la propria carriera lavorativa.

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