Finalmente, parlano anche i compagni di Domenico Maurantonio, il ragazzo caduto dal 5° piano dell’Hotel Da Vinci di Milano in circostanze ancora misteriose. Lo fa uno dei ragazzi, intervistato dal Mattino di Padova, e dice: “Noi volevamo parlare. Abbiamo preparato una lettera da inviare ai giornali, ma la polizia ci ha dato l’ordine di non farlo“. Dopo le dichiarazioni della madre di Maurantonio nei giorni scorsi, dunque, parlano anche i compagni di classe di Domenico, accusati a più riprese di essere omertosi, suscitando più di un dubbio negli inquirenti e nell’opinione pubblica.
“Non vogliamo assolutamente che Domenico passi come il ragazzo tradito dagli amici. Non è così. Lui era uno di noi“. Quindi, la decisione di non rilasciare dichiarazioni non è stata presa dai ragazzi, ma dalla polizia, che gli avrebbe dato “ordine di non parlare, di non rendere noti particolari delle indagini. Noi con gli investigatori siamo stati collaborativi al massimo“.
Tuttavia, lo stesso ragazzo intervistato afferma di non sapere più di quanto non sia già noto sulla morte di Domenico Maurantonio: “Abbiamo riferito che neanche noi sappiamo cosa sia successo quella notte, non abbiamo visto né sentito. Abbiamo solo potuto fornire agli inquirenti gli stati d’animo di Domenico che abbiamo percepito nelle ore precedenti alla sua morte. Alcuni erano alticci, altri sobri, nessuno ubriaco. Quando ci siamo addormentati Domenico era in camera e dormiva“.
Il ragazzo afferma di aver anche tentato di parlare coi genitori di Domenico, “ma il papà ha detto che non aveva ancora la forza per ascoltarci“. L’idea degli inquirenti, esclusa l’ipotesi della morte accidentale, era quella di uno scherzo finito male: di più, un non meglio precisato scherzo coi lassativi. Le indagini intanto proseguono, con alcuni dettagli interessanti emersi dall’analisi del telefonino del ragazzo, che avrebbe mandato un messaggio via chat poco prima di morire.