Facebook: trimestrale al top, super multa in arrivo, trittico di nuove inchieste, stop ai quiz psicologici

Facebook, messi da parte gli ottimi dati finanziari di inizio 2019, è stata coinvolta in 3 inchieste e, presto, potrebbe ricevere una pesantissima multa negli USA. Intanto, arrivano gli annunci di nuovi provvedimenti, come il blocco dei quiz psicologici.

Facebook: trimestrale al top, super multa in arrivo, trittico di nuove inchieste, stop ai quiz psicologici

Secondo diverse indiscrezioni, Facebook che pure ha brillato per numero di utenti quotidiani delle proprie Storie e per i profitti nel primo trimestre del 2019, sarà soggetto a 3 nuove inchieste, alcune delle quali pesanti per conseguenze economiche e legali: onde mitigare le quasi sicure sanzioni, Menlo Park ha già annunciato diversi provvedimenti. 

In un periodo pregno di comunicazioni finanziarie, anche Facebook, come Twitter, non si è fatta pregare, ed ha rivelato che non solo le proprie Storie sono utilizzate da circa 500 milioni di persone al giorno, con un successo che potrebbe incrementarsi qualora la relativa sezione fosse davvero fusa col NewsFeed, ma anche che – nel primo trimestre del 2019 – i ricavi sono stati superiori ai 15 miliardi di dollari, mentre i profitti sono saliti a 2.4 miliardi di dollari, già considerati al netto di una probabile multa, stimata sui 3 miliardi di dollari.

Secondo il Financial Times, infatti, si avvia alla conclusione l’inchiesta sul caso Cambridge Analytica, e la FCT (Federal Trade Commission) potrebbe chiedere, come sanzione per Facebook, quella che potrebbe essere la più alta penalità mai tributata negli USA a un colosso hi-tech: come accennato, 3 miliardi di dollari sono già stati accantonati ma, nel contempo, la questione viene considerata ancora non risolta, visto che – in realtà – la multa potrebbe arrivare sino a 5 miliardi e, secondo quanto confermato dal senatore Richard Blumenthal, lo stesso Zuckerberg potrebbe essere chiamato a rispondere personalmente sulle violazioni della privacy della sua azienda, anche per dare un segnale a tutte le altre aziende che trattano dati personali. 

Quella dell’ente regolatore americano, però, non sarebbe la sola indagine avviata sul conto di Facebook. Sempre negli USA, Letitia James, procuratore generale della città di New York, ha ammesso alla stampa l’avvio di un’indagine per l’avvenuta raccolta, non autorizzata, di 1.5 milioni di indirizzi email durante la procedura di registrazione dei nuovi profili social: la togata americana ritiene giunto il momento perché Facebook si assuma le sue responsabilità per il modo (considerato “una mancanza di rispetto“) in cui gestisce le informazioni personali dei consumatori

Nel vicino Canada, intanto, l’autorità per la protezione dei dati personali, a seguito del caso C.A, nel quale rimasero coinvolti persino 600 mila account nord-americani, ha avviato le procedure per condurre i vertici di Facebook al cospetto della corte federale, di modo che sia possibile imporre di sanare quelle che vengono considerate gravi violazioni delle locali regole sulla privacy. 

Nella repubblica irlandese, invece, il locale garante per la privacy, ottemperando alle norme sul GDPR, ha avviato un’indagine in relazione alle centinaia di milioni di utenti, anche di Instagram, le cui password sarebbero state memorizzate in chiaro sui server di Menlo Park: anche in questo caso, l’eventuale sanzione sarebbe pesantissima, in quanto parametrata (al 4%) sugli utili globali del colosso dei social. 

Con un trittico d’inchieste di tal guisa, a Menlo Park non potevano rimanere impassibili e, infatti, qualche conseguenza si è già avuta. Secondo il Guardian, Facebook avrebbe chiuso, definitivamente, i profili social di organizzazioni (tra cui Britain First, English Defence League, e British National Party) ed esponenti della destra radicale inglese, senza contare che rimuoverà tutti i post che elogeranno o sosterranno queste figure.

Come seconda mossa, volta ad alleggerire le pressioni istituzionali, da Facebook fanno sapere che sono state proibite le applicazioni contenenti quiz psicologici ed altre app di “utilità minore“: a tale misura, si aggiunge che diverse vecchie API non saranno più supportate dal 30 Luglio, in quanto poco sicure, e che le applicazioni rimanenti sulla piattaforma non potranno continuare la raccolta dei dati qualora un utente non le abbia usate negli ultimi 3 mesi. 

Anche quanto emerso dal lontano Israele può ascriversi all’intenzione di Facebook di risolvere i propri problemi. Secondo il quotidiano locale Haaretz, il noto social – già presente in loco con una sezione dedicata all’intelligenza artificiale (per il miglioramento delle interfacce) – ne avrebbe aperto un’altra, con un team di 10 persone, messe al lavoro su nuovi algoritmi volti a predire e risolvere con maggior rapidità eventuali problemi. 

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