Facebook, il noto social network che controlla anche WhatsApp e Instagram, nelle scorse ore avrebbe avviato un piccolo test relativo a Messenger e proseguito con l’implementazione, non ancora palese, degli status effimeri di 24 ore. Il tutto mentre, teso a sviluppare internamente i chip di cui ha bisogno, è stato bersagliato dall’antitrust inglese e impallinato da uno studio accademico in merito alla disinformazione che lo affligge.
Secondo Adam Conway, redattore di XDA Developers, che ha raccolto le testimonianze di alcuni utenti sul subReddit /r/Android, sembra che Facebook stia conducendo un test A/B, via attivazione da server remoto, per valutare se gli utenti preferiscano le chatheads del suo Messenger o le Bubbles introdotte da Google con Android 11 dopo aver offerto le inerenti API Bubbles ai programmatori in occasione della seconda beta di Android 10 perché le implementassero nelle proprie applicazioni che, grazie ad esse, avrebbero potuto eseguire alcune funzioni in bolle flottanti direttamente dalla Home, senza dover aprire l’app stessa.
Nell’attesa di saperne di più, dal leaker Alessandro Paluzzi arriva l’indiscrezione circa il fatto che Facebook stia ancora lavorando sugli status di 24 ore, che potrebbero anche prevedere dei Music Status. In essi, toccando l’icona associata alla dicitura “Listening to”, si aprirebbe il browser musicale in cui sarebbe possibile selezionare il brano che si sta ascoltando nel mini-player che tale funzione dovrebbe implementare.
In tema di iniziative facebookiane non immediate, secondo il portale The Information, Menlo Park vorrebbe essere più autonoma dai chipmaker in fatto di processori di cui dotare i propri server e, per tale motivo, starebbe pensando di svilupparsene in casa, con particolare focus su quelli incaricati di supportare il machine learning del suo sistema di suggerimenti, senza dimenticare quelli che andrebbero a occuparsi di migliorare il livello qualitativo degli streaming video in-platform.
Test e progetti a parte, Facebook non si è fatta mancare la consueta dose di problemi: l’autorità garante per la concorrenza del Regno Unito (Competition and Markets Authority) ha avviato un’indagine preliminare sull’acquisizione di Giphy da parte di Facebook ravvisando nell’operazione potenziali danni alla concorrenza. Il procedimento dovrebbe completarsi il 6 Ottobre con una decisione finale, in attesa della quale l’autorità ha chiesto a Menlo Park quali rimedi intenda intraprendere per sanare il vulnus.
Non meno grattacapi arriveranno tra il 2 e il 4 Novembre quando all’Internet Measurement Conference le università di New York e di Grenoble Alpes presenteranno l’esito di uno studio congiunto, condotto su 2.500 editori di notizie analizzati tra l’Agosto 2020 e il Gennaio 2021, dal quale si evince che i contenuti disinformativi o fuorvianti (per altro condivisi maggiormente da siti con idee di destra) ricevano sul social 6 volte più interazioni, condivisioni e like delle notizie invece verificate.