Facebook, forte della sua sterminata platea di utenti, continua a finire sotto i riflettori dei media, ma anche delle istituzioni, con ripercussioni sulle sue policy (ciò che può o non può permettere), e iniziative (come nel caso di Libra). In compenso, tutto ciò non sembra fermare l’inarrestabile vena creativa del noto colosso del web, ormai sul punto di varare l’ennesima iniziativa anti disinformazione.
In passato diverse indiscrezioni hanno anticipato l’intenzione di Facebook di creare una sezione di notizie, attinte da partner di prestigio, da offrire ai propri utenti, che già possono beneficiare delle notizie locali Today In. Il Wall Street Journal però si è spinto oltre, prefigurando per fine Ottobre il varo di questa sezione che, nel NewsFeed degli utenti (che potranno personalizzarla in base ai propri interessi), dovrebbe attestarsi nella parte bassa dello schermo: in essa, le top news saranno scelte da un team di 25 giornalisti capitanati dal premio Pulitzer Anne Kornblut, mentre gli argomenti rientranti nelle sotto-sezioni, corrispondenti alle “pagine interne” dei quotidiani, come nel caso di sport e spettacoli, saranno selezionate dagli algoritmi.
A partecipare all’iniziativa dovrebbero essere, per ora, circa 200 importanti testate, tra cui BuzzFeed, Washington Post, e New York Times, di cui solo il 25% verrà remunerato (sebbene non sia chiaro in base a quali parametri), mentre il rimanente 75% beneficerà semplicemente di un incremento del traffico verso il proprio sito, dato dalla pubblicazione degli articoli “donati”.
Come spesso accade, la giornata dei vertici di Facebook si è divisa tra iniziative e buoni propositi, e grane da affrontare, quasi sempre – ma non solo – con le istituzioni.
Nei giorni scorsi, il portale The Verge ha scatenato un vero e proprio vespaio di polemiche nel momento in cui ha pubblicato in rete due ore di registrazioni audio, tratte da alcuni incontri Q&A riservati, tenuti dal CEO e co-fondatore di Facebook, Zuckerberg, con i suoi dipendenti. Da tali file audio, ascoltabili online, emerge la contrarietà del giovane manager per il proposito della senatrice Warren, candidata democratica alle presidenziali 2020, di operare uno spezzatino dei colossi hi-tech che, con le loro pratiche anti-concorrenziali, avrebbero danneggiato il mercato, ed anche i diritti degli utenti/consumatori.
Secondo Mark, una soluzione del genere, ben lungi dal risolvere il problema, accentuerebbe quello della sicurezza e della disinformazione, campi nei quali il social investe più degli interi ricavi di Twitter, visto che le realtà poi slegate sarebbero ostacolate nel collaborare tra loro. Inoltre, dalle medesime registrazioni, emergerebbe anche il proposito del colosso di Menlo Park, che pure ne ha descritto come melodrammatiche le testimonianze di stress lavorativo, di assecondare col massimo supporto possibile le esigenze prospettate dai moderatori della piattaforma e, infine, non risulterebbero assenti nemmeno valutazioni a proposito del rivale asiatico TikTok, la cui concorrenza – giudicata “temibile” – potrà essere affrontata solo mutuandone pesantemente le specifiche funzionali (come fatto a suo tempo per Snapchat), quanto meno nei mercati in cui il rivale non è ancora molto forte.
A proposito di pubblicazioni, una lancia a favore del social è stata in qualche modo spezzata dall’istituto di ricerca Pew Research Center, che ha da poco condiviso l’esito di un sondaggio dal quale, in sostanza, emerge come, nonostante lo scandalo Cambridge Analytica, dal 2018 ad oggi, in termini percentuali, non sarebbe cambiato il numero degli adulti americani che afferma d’utilizzare ancora Facebook.
Peccato che si sia trattato di un sollievo solo temporaneo per la piattaforma in blu. Nei giorni scorsi, la Federal Reserve ha tenuto a rapporto gli amministratori delegati delle principali banche americane, per recepire le loro impressioni su Libra (che avrebbe dovuto esordire nel Giugno 2020), traendone un parere di forte ostilità verso la stablecoin in questione, che potrebbe dar vita a un vero sistema bancario ombra, deregolato, a danno delle banche tradizionali, dalle quali i consumatori finirebbero per togliere i conti correnti. Di conseguenza, danneggiate anche le politiche monetarie nazionali, gli Stati avrebbero anche minor impatto nel pover gestire e/o guidare lo sviluppo delle locali economie (configurando quindi un danno alla sovranità monetaria dei singoli paesi). Sarà anche per quest’ennesima indiscrezione che, a quanto pare, secondo sempre il WSJ, due importanti partner fondatori della Libra Association (nata per supportare la conversione da e in Libra nei singoli stati), MasterCard e Visa, starebbero riconsiderando il loro impegno nel progetto, magari sfilandosene.
Un’ultima bordata, infine, è arrivata dalla Corte di Giustizia europea che, esprimendosi sul caso di una donna ritenutasi danneggiata da alcuni post offensivi pubblicati sul social, ha stabilito che quest’ultimo sarà obbligato a rimuovere i contenuti incriminati in modo globale, anche se la richiesta, però documentata da certificate violazioni delle norme di riferimento internazionali, dovesse venire dalla singola Corte di un solo Stato.