Facebook: novità su comunicazione politica, Libra, antitrust e backdoor governativa

Inzio di settimana caldo per la piattaforma social di Menlo Park che, ancora alle prese con l'antitrust e le richieste di backdoor governative, ha redatto una nuova policy per la comunicazione politica, e provato a rassicurare circa la propria criptovaluta.

Facebook: novità su comunicazione politica, Libra, antitrust e backdoor governativa

Facebook, la celeberrima e popolatissima piattaforma social di blu vestita, ha annunciato nuove iniziative in vista delle prossime presidenziali americane e, nel contempo, tentato di rassicurare sulle intenzioni della criptomoneta Libra. Nel contempo, dei problemi si sono comunque profilati all’orizzonte, con la piattaforma che potrebbe esser costretta a consentire l’accesso degli inquirenti alle comunicazioni personali degli iscritti, e Snapchat che ha sfoderato un corposo dossier nell’inchiesta anti-trust della FTC contro Menlo Park.

Nel corso della festa organizzata a Washington dalla rivista “The Atlantic”, il responsabile della comunicazione e degli affari globali del social, l’ex vice premier inglese Nick Clegg, ha spiegato, in un discorso poi condiviso sul blog della piattaforma, il nuovo atteggiamento della stessa nella comunicazione politica che si svolgerà in vista della nuove presidenziali americane: nello specifico, Menlo Park, che pure si è impegnata molto nel contenere la disinformazione, le fake news, e l’emergente fenomeno dei deepfake video, non interverrà nel dibattito politico, verificando le dichiarazioni dei politici, limitandosi a fare da arbitro, solo per accertare che non vengano superati dei paletti fermi, come l’incitamento alla violenza, o le comunicazioni pubblicitarie che, se di carattere politico, dovranno svolgersi in modo trasparente. Il nuovo punto di vista, vagamente simile a quello in auge presso Twitter dallo scorso giugno, con i cinguettii falsi semplicemente oscurati, è stato scelto, secondo le dichiarazioni conclusive di Clegg, in omaggio al principio della newsworthiness, in base al quale è giusto che un contenuto rimanga in piedi, anche se falso, purché sia ritenuto di pubblico interesse.

Anche sulla criptovaluta Libra non sono mancate le comunicazioni ufficiali di Menlo Park, con l’amministratore delegato di Libra Association, Bertrand Perez che, in occasione di un convegno sulle blockchain promosso a Ginevra dall’Onu, ha dichiarato all’agenzia stampa Reuters che Libra potrebbe aiutare nel raggiungere alcuni obiettivi cari all’importante assise mondiale, come nel caso del raggiungimento della parità di genere e della lotta alla povertà. Onde rassicurare i critici del progetto Libra, tra cui le banche centrali che, assieme al ministro delle finanze francese (Bruno Le Maire), temono una destabilizzazione economica quando tale valuta, nel 2020, dovesse esser messa a disposizione degli oltre 2 miliardi di iscritti ai servizi Facebook, Perez ha comunque confermato che non è intenzione di Libra il sostituirsi alle valute nazionali.

Intanto, come spesso accade nel caso di Facebook, non mancano le cattive notizie. La piattaforma social, secondo un accordo che verrà stipulato il prossimo mese tra USA e UK, potrebbe esser costretta a concedere l’accesso alle comunicazioni private e criptate dei propri utenti (come già richiesto in passato dal segretario inglese per gli affari interni, Priti Patel), nel caso le autorità di Sua Maestà lo richiedano in indagini su reati gravi come la pedofilia o il terrorismo: in ogni caso, i due paesi non potranno indagare l’uno sui cittadini dell’altro e, nel caso siano le autorità americane ad acquisire i dati dalle autorità inglesi, non potranno usarli nei casi in cui possa essere contemplata la pena capitale. Considerando che Menlo Park ha sempre criticato l’introduzione di una backdoor governativa, per una questione di sicurezza e privacy dei propri utenti, sarà da capire come il social ottempererà alle conseguenze del summenzionato e venturo accordo internazionale.

Infine, il sempre più spinoso capitolo “antitrust”. Da qualche tempo, la Federal Trade Commission americana ha messo sotto indagine Facebook onde appurare se abbia posto in essere politiche anticoncorrenziali per schiacciare la concorrenza e, in ciò, a quanto pare, avrebbe trovato la piena collaborazione di molte potenziali “vittime”. Il Wall Street Journal, in tal caso, ha citato l’esempio di Ashley Madison, l’app per il dating extraconiugale, cui è stata negata la facoltà di pubblicizzarsi sul social che, dopo poco tempo, ha varato un proprio servizio concorrente, e di Snapchat, l’app per i messaggi usa & getta che, rifiutato un tentativo di acquisizione nel 2016, ed affrontata la copia delle proprie Storie, ha redatto un rapporto (dossier Valdermort) sui comportamenti del social.

Da quanto riportato dai legali di Snapchat, Facebook avrebbe costretto gli influencer delle sue app e non fare riferimento ai profili posseduti sull’app rivale, previa rimozione del badge di utenti verificati, e avrebbe nascosto tra i risultati di tendenza o nelle ricerche i contenuti tratti appunto da Snapchat, onde non dar loro visibilità.  

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