Facebook: multe, gruppi blindati anti-talpa, Oculus Go, lotta a molestie e disinformazione e supporto ai creators

Come spesso accade Facebook è risultata protagonista di diverse novità, tra ipotesi di multe, e iniziative anti talpe, senza dimenticare la messa in sicurezza delle sue piattaforme, il rapporto con i creators, e gli ancora tanti amanti del visore Oculus Go.

Facebook: multe, gruppi blindati anti-talpa, Oculus Go, lotta a molestie e disinformazione e supporto ai creators

Facebook, di recente, ha riscontrato problemi di down, ma anche di fughe di notizie interne: ai secondi avrebbe appena provveduto tramite un rimedio “para spifferi”, forse giunto troppo tardi: il social, che per altro rischia una nuova grande multa, si è però riscattato inasprendo alcune norme anti molestie, bonificando un bel po’ le sue piattaforme, sbloccando il vecchio visore Oculus Go, e semplificando la possibilità di farsi aiutare da personale umano in caso di problemi. 

L’avvio di fine settimana comincia decisamente male per Facebook, che potrebbe essere costretta a pagare una multa di 36 milioni di euro, qualora venissero recepite le osservanze del garante delle privacy irlandese che, nell’analizzare (dietro istanza di un ricorrente, Max Schrems) le modifiche ai Termini e delle Condizioni di sevizio introdotte per prepararsi al GDPR, ha lamentato il fatto che agli utenti venisse forzatamente richiesto un consenso al trattamento dati (di cui non erano, in ottica trasparenza, chiare le basi giuridiche) che andasse ben oltre (quanto ad attività accessorie di trattamento dati, come quelle che prevedevano l’uso del riconoscimento facciale) quanto necessario “per usufruire delle funzionalità del social“. 

Nelle scorse ore, poi, il comitato di sorveglianza interno (ma autonomo) di Facebook, l’Oversight Board, ha annunciato di aver convocato (ottenendo il consenso a presentarsi) la talpa Frances Haugen, l’ex dipendente della piattaforma di Menlo Park autrice di diverse rivelazioni scottanti sui servizi coordinati da Zuckerberg, in modo da acquisire, dalla viva esperienza della stessa, informazioni che possano essere utili per spingere, via raccomandazioni, Facebook verso una maggior trasparenza e responsabilità. 

Ovvio, però, che a Facebook non faccia piacere il doversi confrontare continuamente con le rivelazioni dell’indiscreta whistleblower in questione e, per tale motivo, in una nota interna ai dipendenti, il social ha rivelato che, all’interno della piattaforma proprietaria Workplace, sovente usata dai dipendenti per confrontarsi sulle sfide controverse che l’azienda deve affrontare, alcuni gruppi, nello specifico quelli che si occupano di temi come ad es. la protezione delle elezioni o la sicurezza della piattaforma, saranno resi privati. La motivazione fornita per giustificare il provvedimento, che è stato dichiarato schedulato da diverso tempo, è quella di evitare i leak, che possono far travisare argomenti complessi, mettere in pericolo chi si occupa di temi sensibili, e vanificare “l‘efficacia, l’efficienza e il morale dei team” impegnati nel gestire una piattaforma per miliardi di persone. 

Dal portale The Statesman arriva invece la constatazione che Facebook prosegue nel mantenere le sue piattaforme, oltre che discrete, anche sicure per un dibattito genuino, visto che Menlo Park ha rimosso, sia dall’app principale che da Instagram, circa 1.259, tra account, gruppi e Pagine, coordinati in modo non autentico dal Sudan e dall’Iran, ad opera dei locali militari (in Iran le guardie della rivoluzione), per fornire una comunicazione, indirizzata alla popolazione locale, ostile alle fazioni opposte. 

Nel corso di un post pubblicato in occasione della giornata celebrata negli USA per la sensibilizzazione e la prevenzione del bullismo, la responsabile per la sicurezza del social, Antigone Davis, ha comunicato alcune misure per evitare le molestie di massa e tutelare anche i personaggi pubblici: nello specifico, anche se non violano le policy della piattaforma, dai profili e dai messaggi privati saranno rimossi quei contenuti discutibili che rasentino azioni “coordinate di molestie di massa che prendono di mira individui a maggior rischio di danni offline, come le vittime di tragedie o dissidenti governativi“. 

Spesso anche i personaggi pubblici, siano essi avvocati, creator, attivisti, giornalisti, celebrità e politici, possono ricevere degli attacchi in stile molestie e bullismo: ciò accade in particolar modo nei riguardi chi appartiene a categorie sottorappresentate come le persone di colore, le donne, o gli esponenti Lgbtq. Per tale motivo, si è deciso in favore di chi, spesso non per scelta, è diventato un personaggio pubblico che verranno parati, via rimozione, gli attacchi che, spesso mediante tag agli account dei personaggi pubblici, indirizzano loro descrizioni fisiche negative, immagini ritoccate o dispregiative, e contenuti a carattere sessuale.

Un’altra (buona) notizia giunge dal programmatore di videogiochi e CTO di Oculus VR, John Carmack, secondo cui Menlo Park, che ha ormai abbandonato il supporto al visore Oculus Go di fascia bassa, presto distribuirà una versione del relativo sistema operativo sbloccata, con pieno accesso al root in modo che chi fosse interessato e capace possa sia modificarne l’interfaccia Home che, soprattutto, installarvi le proprie app (magari auto sviluppate). L’aggiornamento in questione, secondo Carmack, sarà sempre disponibile per gli Oculus Go, anche quando Facebook avrà spento del tutto i server dedicati a questo sfortunato visore concepito nel 2018 per il consumo dei contenuti multimediali (un po’ come il più recente, rivale, HTC Vive Flow). 

Infine, secondo l’esperto di social media Matt Navarra, Facebook ha finalmente semplificato il poter ricorrere all’assistenza di un essere umano, e non di un bot, anche se la possibilità di chattare con un membro del supporto è stato limitato ai creators che dovessero aver problemi su Facebook e Instagram

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