Le Iene, svolta nell’omicidio Vannini: il ministro della Giustizia apre un procedimento disciplinare sul PM D’Amore

In attesa che si rifaccia il processo per l’omicidio di Marco Vannini, dopo l’annullamento della sentenza di appello da parte della Corte Costituzionale, arriva la notizia di un procedimento disciplinare nei confronti del magistrato titolare delle indagini.

Le Iene, svolta nell’omicidio Vannini: il ministro della Giustizia apre un procedimento disciplinare sul PM D’Amore

Dopo che la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di appello a carico di Antonio Ciontoli e della sua famiglia, e ha rimandato tutto ad un nuovo processo, possono finalmente sorridere Marina e Valerio Vannini, che da cinque anni chiedono giustizia per la morte del figlio Marco, ucciso con un colpo di pistola in casa Ciontoli da Antonio, padre della sua fidanzata Martina.

Ne parla Giulio Golia nel corso di uno dei servizi della puntata de Le Iene del 13 febbraio. Il giornalista fa anche una clamorosa rivelazione: il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha disposto un procedimento disciplinare nei confronti del magistrato che ha curato le indagini, il PM Alessandra D’Amore. Nel procedimento si verificherà se la dottoressa D’Amore possa aver violato i doveri di diligenza e laboriosità nel corso delle prime indagini sull’omicidio, arrecando un ingiusto danno ai genitori del povero Marco. Il magistrato avrebbe condotto le indagini solo basandosi sulle dichiarazione dei Ciontoli, senza ascoltare le testimonianze di tutti i vicini e senza sequestrare il luogo del delitto.

Tre anni fa la prima sentenza con la condanna di Antonio Ciontoli a 14 anni di reclusione e tre anni ciascuno per sua moglie Maria Pezzillo e i figli Federico e Martina, mentre fu assolta Viola Giorgino, fidanzata di Federico. Nella sentenza di appello nel gennaio del 2019, i giudici ridussero la pena per Antonio Ciontoli a 5 anni, una sentenza che indignò i genitori di Marco.

Il 7 febbraio la svolta, con la Corte di Cassazione che, anziché confermare la sentenza d’appello, ordina un nuovo processo a carico di tutti gli imputati, che nella notte tra il 17 e il 18 maggio 2015 si trovavano in casa Ciontoli, mentre Marco moriva dopo essere stato colpito da un proiettile esploso da Antonio Ciontoli.

I giudici della prima sezione penale della Corte di Cassazione hanno accolto i ricorsi del Procuratore Generale e delle parti civili, che avevano contestato la ricostruzione dei fatti, ed in particolare la derubricazione da omicidio doloso ad omicidio colposo. Marco Vannini non sarebbe morto per il colpo di arma da fuoco, ma per la negligenza dell’intero nucleo familiare, che per coprire l’accaduto, avrebbe ritardato di ben 110 minuti l’arrivo dei soccorsi.

Il nuovo processo dovrà stabilire se si è trattato di uno scherzo finito male, come sostiene Antonio Ciontoli, o di un omicidio al termine di un litigio. Nell’attesa che si arrivi alla verità mamma Marina non ha dubbi e si chiede: “Se si è trattato di un incidente, perché non è stato subito soccorso?”.

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