La più diffusa piattaforma al mondo di video-sharing, la googleiana YouTube, continua la sua campagna di bonifica contro i video ingannevoli in tema sanitario e per la tutela del diritto d’autore: il tutto mentre, in seguito a un accordo bilaterale con Amazon, YouTube torna ad essere disponibile sui dongle Fire TV stick di Seattle.
La prima novità youtubbiana di questo “giro di boa” fa riferimento a quanto annunciato qualche mese fa, in modo congiunto, da Amazon e Google che, proclamata la pace e la fine degli screzi reciproci, prefigurarono il ritorno – sui rispettivi app store – dei client per YouTube e Prime Video. L’accordo in oggetto ha, finalmente, iniziato a dare i suoi frutti, visto che l’app per fruire di Prime Video è tornata sulle smart TV compatibili con Android (già provviste di Android TV quale OS, o tradizionali ma smartizzate via dongle Chromecast), con annesso download dal Play Store mentre, nel contempo, YouTube è tornata ad essere offerta dall’Amazon app store (con conseguente ricomparsa nell’elenco delle app compatibili) del dongle Basic Edition (l’unico distribuito in Italia della serie Fire TV Stick).
Essendo una piattaforma molto visualizzata e frequentata, YouTube tiene a mantenersi sicura per le categorie più deboli (intese non solo per età, ma anche per la scarsa dotazione di strumenti critici): in tal senso, la struttura per il video-sharing con base a Mountain View, in seguito all’inchiesta del Wall Street Journal secondo cui le sue pagine sarebbero infarcite di video fuorvianti, ha inteso metter mano a quelli che parlano di salute e, dopo il giro di vite dello scorso Marzo, ha avviato una collaborazione con vari medici con lo scopo di scovare e bannare pubblicità, inserzioni, e video che possano risultare fallaci in tematiche cruciali come appunto la salute.
Sempre in tema di video non ammessi, YouTube ha condiviso la nuova blacklist che, oltre ai filmati relativi a eventi violenti, sfide pericolose, e disturbi alimentari, accenna anche a “video che contengono istruzioni su hacking e phishing“: in conseguenza di ciò, è capitato che siano stati rimossi (con annesso stop di una settimana al caricamento di nuovi contenuti) anche i video dei white hacker, o hacker etici (es. del canale Null Byte), che spiegavano come difendersi da certe tecniche di attacco informatico. Google, resasi conto della topica, è intervenuta, prima ripristinando i video rimossi, e poi ammettendo l’errore, visto che – in sostanza – alcuni contenuti sono comunque ammessi se riconducibili a finalità educative, scientifiche, documentative, ed artistiche.
Infine, il diritto d’autore. Da qualche tempo, YouTube ha ravvisato un incremento delle segnalazioni manuali, via Content ID, per avvenute violazioni del diritto d’autore: in ragione di ciò, si è stabilito che i Creators detentori di diritti debbano includere anche il timestamp (riferimento) preciso dell’avvenuta violazione, in modo che l’uploader del contenuto sappia su quale parte dello stesso intervenire (nel caso di una canzone, silenziando il proprio filmato o scegliendo una della canzoni alternative e gratuite messe a disposizione a YT). Inoltre, nel caso le segnalazioni dei timestamp via Content ID, effettuate in modo manuale, dovessero risultare ripetutamente inaccurate rispetto alle verifiche della grande Y, ai titolari del copyright verrà inibita la facoltà delle segnalazioni manuali.