WhatsApp: dark mode e altro in beta su iOS, inizio fix per vulnerabilità sicurezza

Coinvolta in un pericoloso bug per la sicurezza, parzialmente sanato con un fix, WhatsApp ha avviato la distribuzione di una nuova beta su iOS, con in dote una più diffusa dark mode, la ricerca avanzata, e il supporto all'haptic touch.

WhatsApp: dark mode e altro in beta su iOS, inizio fix per vulnerabilità sicurezza

Ormai consolidati i 5 miliardi di installazioni su Android, WhatsApp si prepara a raggiungere grandi traguardi anche su iOS, ove una recente beta ha portato in dote diverse, attese, novità: nel frattempo, la nota piattaforma di messaggistica istantanea si è avviata a sanare una pericolosa falla di sicurezza.

Nelle scorse ore, Menlo Park ha distribuito, tramite il programma TestFlight di Cupertino, la beta v2.20.30.25. Quest’ultima, rispetto alla beta precedente, estende a più utenti la dark mode, attivabile in base alle impostazioni di sistema e compatibile con le API introdotte in iOS 13. Una volta configurata la modalità scura di sistema, lo splash screen col nuovo logo di WhatsApp, l’elenco delle conversazioni, lo sfondo e i baloon delle stesse, gli adesivi, la sezione Condividi dell’app, si adegueranno al layout generale in grigio scuro

Con la medesima release arriva anche il supporto all’haptic touch, in modo che, toccando e tenendo premuta una conversazione, un menu rapido permetta di settarla come archiviata o già letta. Mutuando alcune novità già introdotte su Android, la beta v2.20.30.25 di WhatsApp per iOS introduce anche diversi nuovi sfondi per le conversazioni, tra cui uno nero, e la ricerca avanzata, per trovare facilmente quelle conversazioni in cui siano stati scambiati file audio, video, immagini e documenti vari. 

Intanto, sembra avviarsi a conclusione un problema portato all’attenzione dalla programmatrice Jane Manchun Wong e noto a Facebook sin dallo scorso Novembre, quanto uno scopritore di vulnerabilità segnalò quanto fosse possibile, con una semplice ricerca di Google, trovare gli indirizzi internet degli inviti ai gruppi privati, con annessa sicurezza compromessa di questi ultimi: all’epoca il team di Zuckerberg definì la pubblica disponibilità dei link come una specifica intenzionale dell’app, spiegando poi di non poter operare un controllo completo su tutto quanto i motori di ricerca indicizzano. 

A quanto pare, però, di fronte al fatto che una banale ricerca Google abbia portato alla scoperta di 470 mila inviti ai gruppi privati, Facebook è corsa ai ripari, aggiungendo agli inviti generati (dai fondatori o admin dei gruppi) il metatag “noindex” che vieta a Google di indicizzare quel dato contenuto: il fix, però, spiega ancora la Wong, è solo parziale perché i link degli inviti ai gruppi privati di WhatsApp sono comunque rinvenibili ricorrendo a motori di ricerca alternativi (tipo Bing, Yandex, e DuckDuckGo).

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