Facebook ha la fortuna di avere, dalla sua, alcune delle applicazioni social più gradite tra gli utenti del comparto mobile, Instagram e WhatsApp (acquistata in seguito allo spionaggio ottenuto grazie ad Onavo VPN). Proprio le due applicazioni in questione, in queste ore, hanno destato più di qualche polemica per alcune novità che le hanno viste protagoniste.
Per quanto riguarda Instagram, l’applicazione fondata da Kevin Systrom (da qualche tempo dimessosi da Menlo Park) ha rilasciato un aggiornamento, con probabile attivazione da server remoto, che va ad impattare sul funzionamento delle Storie in evidenza, introdotte nel 2017 onde consentire (anche) alle aziende di rendere tale formato disponibile alla consultazione degli utenti ben oltre le 24 ore canoniche.
In precedenza, quando si andava a consultare le “Storie in evidenza”, ospitate dalla relativa barra, era possibile leggere anche il numero di utenti che le aveva fruite, e scoprirne l’identità, valutando anche chi le aveva visionate giorni dopo la loro iniziale pubblicazione: con l’update delle scorse ore, invece, rimane consultabile – in calce alle Storie in evidenza – solo il numero dei fruitori, ma non più la loro identità (con un alert che, a tal proposito, recita come “Le liste delle persone che hanno visualizzato il contenuto non sono disponibili dopo 24 ore“), forse per una questione di privacy (ora è possibile sbirciare tali storie senza venir colti sul fatto).
Intanto, anche WhatsApp è finito al centro dei riflettori hi-tech. L’account dei famosi leaker di WABetaInfo, infatti, ha cinguettato la conferma che, prossimamente, anche se non è dato sapere quando né per quali versioni del sistema operativo sarà possibile, anche su Android arriverà la protezione delle chat tramite il sistema di autenticazione biometrico delle impronte digitali visto su iOS: il tutto è stato scoperto grazie ad un utente che, avvalendosi del tool WA Tweaker, è riuscito a sbloccare la funzionalità in questione, condividendone subito dopo uno screenshot di prova.
Infine, in un incontro a New Delhi, in India, proprio laddove è partito il limite, poi esteso ovunque, dell’inoltro di uno stesso messaggio a massimo 5 utenti, WhatsApp ha comunicato alcuni dati relativi alla sua lotta contro gli account malevoli e la propagazione delle fake news tramite la sua chat. Secondo Menlo Park, sulla piattaforma in verde, ogni mese vengono bloccati 2 milioni di account, in minima parte (25%) grazie al personale umano e, nella maggior parte dei casi, grazie all’intelligenza artificiale, in grado di imparare (machine learning) da precedenti rapporti, e di bloccare tali account (nel 20% delle occorrenze) in sede di registrazione, ma anche a seguito alle segnalazioni degli utenti, o dopo aver notato le evidenze di particolari segnali (es. l’uso di più account, gestiti via software, sullo stesso device, l’invio di dosi massicce di messaggi, la convergenza di un numero di telefono e di un IP verso la stessa nazione, l’uso di versioni moddate di WhatsApp, etc).