Gli ultimi due giorni possono essere definiti decisamente da incubo per Facebook, il noto social network di Menlo Park co-fondato e presieduto da Mark Zuckerberg, che – nelle stesse ore in cui subiva un probabile attacco hacker in tutt’Europa – è finito al centro di nuove polemiche, in seguito alla pubblicazione di alcune sue riservate mail interne riguardanti anche una sua famosa VPN per smartphone.
Lo scorso 28 Settembre del 2018, Facebook ha ammesso di aver subito un attacco hacker che aveva esposto le informazioni di 50 milioni di utenti, e d’essere intervenuta con un log-out forzato dei medesimi, con annesso reset delle password. Qualcosa del genere potrebbe essere accaduto anche nel primo pomeriggio di ieri, 5 Dicembre, allorché, a partire dalle 14.30, diversi utenti hanno preso a lamentarsi su Twitter, tramite l’hashtag #FacebookDown, di essere stati sloggiati da Facebook (log-out) e di non esservi più riusciti a rientrare (log-in) posto che, al reinserimento di username e password corretti, il sistema tendeva a restituire comunque un messaggio d’errore.
Secondo quanto confermato dalle centinaia di segnalazioni giunte, riguardanti utenti di tutt’Europa, la problematica non avrebbe riguardato solo la variante web based del social, ma anche la sua emanazione applicativa per smartphone e, persino, l’annesso Messenger. Al momento, Facebook non ha rilasciato alcuna comunicazione o spiegazione ufficiale in merito, ma si è già espressa, invece, sul nuovo scandalo nella quale è stata appena coinvolta.
Come noto, qualche settimana fa, il Parlamento inglese, impegnato in alcune indagini sul colosso di Menlo Park, ha fatto sequestrare alcuni documenti a un suo manager di passaggio a Londra e, ora, dopo averli letti, ha iniziato a pubblicarli. Secondo quanto confermato da Bloomberg, da alcune email private rese pubbliche, si evincerebbero diversi elementi oscuri nella condotta di Facebook, e di Zuckerberg.
Innanzitutto, l’app VPN Onavo, concepita per offrire una navigazione protetta, e acquistata da Facebook, è stata utilizzata come uno spyware per scoprire quali app gli utenti scaricavano più spesso, e con che frequenza le usavano: questo avrebbe permesso a Zuckerberg, intorno al 2013, di pianificare quali società acquistare (es. WhatsApp), tentare di incamerare (Snapchat), od ostacolare (come Twitter, che aveva lanciato il servizio di mini-video tramite Vine).
Non tutte le società sarebbero state trattate come nemiche. Secondo uno scambio di missive digitali, infatti, in seguito a taluni accordi, aziende come Netflix, Airbnb, e Lyft, sarebbero state incluse in una benevola white-list col permesso di accedere ai dati degli utenti (non solo degli amici online). In più, in alcuni botta e risposta, in quel di Facebook avrebbero ragionato su come ottenere l’accesso ai dati semplicemente informando gli utenti della lettura di alcuni log, senza palesare delle finestre con annesse richieste di autorizzazioni.
In merito ad alcune delle rivelazioni in questione, Facebook ha precisato che le tecniche statistiche usate per Onavo (rimossa a inizio anno da Apple all’interno del suo app store, ma ancora presente sul Play Store Android) sono in auge presso molte altre app da anni, e che – dall’interno dell’app – è comunque possibile disabilitare la raccolta di alcune tipologie di dati, in merito alla quale – comunque – sarebbe sempre stata chiara con gli utenti.