Se n’era parlato per la prima volta a Maggio, dopo che il ban di Trump verso Huawei iniziò a generare le prime conseguenze dirette al colosso cinese, escluso dalla possibilità (poi sospesa) di utilizzare Google Android: in quell’occasione, dal quartier generale dello Shenzhen, giunse l’annuncio di un’alternativa fatta in casa, HongMeng OS/Ark OS che, previa partecipazione degli sviluppatori, o uso di uno store alternativo, avrebbe potuto animare, in futuro, tutti i device della galassia Huawei/Honor. Quel momento è arrivato, con la presentazione ufficiale del sistema operativo in questione, ora noto col nome definitivo di HarmonyOS.
Il CEO della divisione business di Huawei, Richard Yu, nel corso di un incontro (HDC 2019) con 4.000 sviluppatori, dedicato – nel palazzetto dello sport di Dongguan – alle novità software del gruppo, oltre ad aver presentato la nuova interfaccia EMUI 10, ancora basata su Android (Q), ha annunciato l’inedito sistema operativo, sul quale si lavorava almeno dal 2017, HarmonyOS, impostato sulle esigenze di velocità, versatilità (le risorse hardware di un device potranno essere sfruttate anche da altri terminali con lo stesso OS) e sicurezza degli utenti, ma contemporaneamente in grado di venir incontro ai programmatori in molti modi differenti.
HarmonyOS sarà basato su un microkernel open source diverso dai competitor attuali, Android/iOS, molto sicuro, meno impegnativo (rispetto alle risorse pretese da Android) e più snello, grazie all’esclusione dallo stesso di molte funzioni, tipo i system services, con conseguente focalizzazione sulla comunicazione interprocesso (IPC) e sulla gestione dei thread, assegnando di volta in volte la maggior parte delle risorse ai task/compiti ritenuti prioritari, con una notevole riduzione (del 25.7%) della latenza nel caricamento delle app e una generale, conseguente, efficienza di 5 volte superiore a quanto disponibile oggi sul mercato.
Molto importante sarà anche la messa a disposizione, già all’esordio, di molte applicazioni, grazie al fatto che gli sviluppatori saranno agevolati nel porting (in appena 2 giorni) delle proprie app da Android, ma anche nell’idearne ex novo, attraverso il compilatore Huawei ARK con approccio multi-device IDE: grazie a quest’ultimo, basterà programmare una sola volta l’applicazione, perché sarà il sistema operativo ad occuparsi di cadenzarla a pennello a seconda del dispositivo di destinazione, variando solo leggermente il modo in cui si interagisce con la diversa diagonale dello schermo a disposizione.
Secondo la schedulazione fornita da Huawei in corso di evento, HarmonyOS (ad oggi previsto per la sola Cina) esordirà a breve, con la versione HarmonyOS 1.0, sulla ventura Honor Vision TV mentre, entro il 2020, rilasciata la versione 2.0 (con supporto ai linguaggi di programmazione Kotlin, Javascript, C/C++, Java), sarà possibile notarlo a bordo anche di smartband e portatili: solo a partire dal 2022, però, grazie alla release 3.0, potranno avvalersene anche visori per la VR e speaker smart.