Come noto, Netflix ha accusato nel primo trimestre del 2022 il primi calo di utenti da 10 anni a questa parte, poi seguito da un altro calo di abbonati, maggiore, nel secondo trimestre: ciò ha imposto al management della piattaforma vari correttivi e tagli, ma anche il progetto di un piano d’abbonamento più economico in quanto supportato dalla pubblicità, sul conto del quale sono emersi nuovi dettagli.
Il piano d’abbonamento con pubblicità di Netflix, va ricordato a titolo di completezza, sarà portato avanti a livello infrastrutturale con Microsoft e, secondo il Co-CEO Ted Sarandos , non proporrà lo stesso livello di contenuti di quelli ad-free. Altre limitazioni saranno costituite dal non potersi scaricare i contenuti off-line, per quando si sarà privi di connettività (o la stessa costerà troppo o avrà un monte dati mobile limitato), e dal non poter saltare gli annunci pubblicitari, la cui proposizione però potrà essere personalizzata.
Nelle scorse ore, a tale stato di cose, il portale Bloomberg ha aggiunto nuovi dettagli, che lasciano intuire meglio il come agirà la pubblicità nel nuovo abbonamento di Netflix, schedulato per l’esordio a inizio 2023 che, secondo il parere di alcuni analisti, potrebbe portare nelle casse di Los Gatos qualcosa come 3 o 4 miliardi di dollari l’anno.
In particolare, sembra che i contenuti originali di Netflix non avranno inizialmente la pubblicità, per non scontentare i registi, caricandola poi solo in un secondo momento: in questo caso, però, non è chiaro quale sarà il lasso di tempo che precederà la comparsa degli spot. Un alto dettaglio emerso è che gli annunci pubblicitari, come già fatto da Disney+, non riguarderanno tutti i contenuti per bambini, alcuni dei quali potrebbero in effetti venir “proiettati” senza annunci pubblicitari.
Netflix, come sottolineato da Bloomberg, potrebbe anche aggirare le restrizioni degli studios in merito alla pubblicazione di spot durante i loro contenuti, facendo come i cinema, cioè pubblicando gli annunci prima o dopo il contenuto. Il problema, in realtà, viene dal fatto che alcune delle licenze di contenuto sottoscritte da Netflix potrebbero non consentire neanche quest’escamotage, ragion per cui la piattaforma potrebbe essere costretta, per mostrare gli annunci su taluni contenuti, a versare alle major (attualmente le trattative sono aperte con Discovery Inc, Sony Group Corp, Warner Bros, Paramount Global) il 10/15% in più rispetto al “valore attuale degli accordi che ha con gli studios“.