In un periodo in cui molte grande aziende (vedi Meta) snocciolano dati economici, si è parlato anche di Netflix e Spotify, con l’azienda della grande N che inizia a mostrare le prime conseguenze della sua lotta alla condivisione delle password e lo streaming svedese che ha segnato ottimi risultati nelle entrate e nella crescita degli utenti (anche paganti).
Partendo dal colosso co-fondato da Reed Hastings, in Italia il piano base (5,49 euro al mese) con pubblicità è stato ribattezzato in Standard con pubblicità, confermandosi come più attrattivo, per alcuni profili, rispetto persino al piano base senza pubblicità (7,99 euro al mese). Nello specifico, al prezzo di 4 o 5 minuti di pubblicità ogni ora, si ottiene la maggior parte dei contenuti presenti sulla piattaforma, fruibili in risoluzione ora FullHD a 1080p (vs l’HD a 720p del piano base classico), su due dispositivi in contemporanea (solo uno sul piano base classico).
L’unica grande rinuncia, forse non tale per chi non ha interesse nella cosa, consta nella mancata possibilità di scaricare i contenuti su tablet, computer e smartphone (cosa invece possibile col piano base senza spot).
A questo punto ci si chiede se tale piano sarà sufficiente a riassorbire quanti, non potendosi più condividere le password, si ritroveranno improvvisamente fuori dai contenuti di Netflix. In Spagna, a titolo di paragone, dove questa stretta è già operativa, in circa un mese, secondo kantar.com, ha perso un milione di abbonati, 2/3 dei quali (circa 600mila), proprio perché non hanno convertito il loro profilo in un account, nel momento in cui è stato messo un argine alla condivisione delle password, misura che dovrebbe arrivare ovunque entro Giugno.
Passando a Spotify, quest’ultima ha divulgato i dati della sua prima trimestrale del 2023 rivelando una crescita superiore alle attese, con conseguente euforia nelle contrattazioni del titolo. Il gruppo di Daniel Ek si aspettava di raggiungere i 500 milioni di utenti attivi e, invece, si sono ottenuti 515 milioni di utenti attivi, un dato che segna un aumento del 22% su base annua, uno dei migliori risultati dalla quotazione in Borsa avvenuta nel 2018. Scremando un po’ i dati, gli utenti paganti, cioè gli abbonati, sono arrivati a 210 milioni (+ 15% su base annua), il che si è tradotto in un notevole impatto sulle entrate, aumentate di 3 miliardi di euro (+ 14%).