Sea Watch: in arrivo un’altra nave carica di migranti

Sea Watch dichiara di mettere in mare una nuova nave se resterà sequestrata l'imbarcazione guidata da Carola Rackete, ma Salvini è pronto a stringere ancora di più i porti.

Sea Watch: in arrivo un’altra nave carica di migranti

Neanche il tempo di far ripartire la Sea Watch 3, che le ONG tedesche ripartono all’attacco e “minacciano” l’Italia. Ad Agrigento hanno sequestrato la nave, dopo quanto accaduto con il capitano Carola Rackete che ha fatto sbarcare i migranti in Italia mettendosi contro il decreto di Matteo Salvini. Infatti, Sea Watch metterà a mare un’altra nave per cercare e offrire il primo soccorso ai migranti che sono in difficoltà nelle acque del Mediterraneo.

È passato già un anno dal giorno in cui Salvini ha chiuso i porti italiani, ma proprio nelle ultime settimane due imbarcazioni, chiamate “Alan Kurdi” della Sea Eye e “Open Arms” della Proactiva Open Arms, hanno iniziato la perlustrazione del Mar Mediterraneo per la ricerca di persone in difficoltà, portando a Lampedusa circa quaranta immigrati. 

Sea Watch: nuova imbarcazione in arrivo

Un’altra organizzazione, la Mediterranea Savine Humans, nelle ultime ore si è affidata ad una nave non attrezzata per queste operazioni, perché la versione idonea è stata sequestrata alcune settimane fa. La Sea Watch 3, invece, è attualmente scortata dalle forze dell’ordine per raggiungere Agrigento, presso il porto di Licata. Dopo l’attracco, la nave sarà perquisita per maggiori controlli tecnici.

Uno dei portavoce della Sea Watch, Ruben Neugebauer, ha dichiarato: “Continueremo a fare in modo che siano rispettati i diritti umani nel Mediterraneo, se necessario con una nuova nave se la nostra resta ancora sotto sequestro”. Al momento, le organizzazioni per il recupero dei profughi hanno raccolto oltre 1 milione di euro per pagare le spese legali del capitano Carola Rackete. 

La risposta del ministro dell’Interno Matteo Salvini è semplice: stesso trattamento della Sea Watch 3, se la Open Arms entrerà nelle acque del territorio nazionale. Lo stesso, inoltre, accadrà a qualsiasi organizzazione ONG voglia approdare nelle acque italiane e, proprio nelle ultime ore, si sta analizzando la possibilità di introdurre nuove norme per il decreto Sicurezza Bis. 

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