Matteo Salvini contro il giornalista Fabio Sanfilippo: "Lascia perdere i bambini di sei anni"

L'ex ministro dell'interno e leader della Lega ha sottolineato di essere intenzionato a querelare il giornalista Fabio Sanfilippo che lavora per l'azienda di stato.

Matteo Salvini contro il giornalista Fabio Sanfilippo: "Lascia perdere i bambini di sei anni"

Si è creata una pesante lite tra il leader della Lega Matteo Salvini e il caporedattore Fabio Sanfilippo. L’ex ministro dell’Interno ha sottolineato l’intenzione di querelare il giornalista per il modo in cui si è comportato nei suoi confronti.

Salvini ha ricordato le pesanti parole pronunciate da Sanfilippo attraverso queste dichiarazioni: “Quel fenomeno di giornalista della Rai, un caporedattore, ha detto che mi dovrei suicidare, perché secondo lui uno che smette di fare il ministro aveva un tale tenore di vita che adesso mi cambia il mondo”. Il leghista ha espresso queste parole nel corso di un comizio tenuto a Domodossola in cui ha voluto ribadire di non essere cambiato, mantenendo lo stesso stile di vita.

Le dichiarazioni del leader della Lega

L’ex vice premier ha fatto notare di voler andare fino in fondo alla questione e si tratta di uno dei motivi per i quali ha deciso di querelare il giornalista. Dunque, Salvini procederà per vie legali contro Sanfilippo e ha rivelato il motivo di questa sua decisione, in quanto solitamente ha sempre evitato le querele.

Il politico ha sottolineato che, contro di lui, possono dire tutto ciò che vogliono, ma la questione cambia quando vengono messe di mezzo delle persone che non c’entrano. Il leader della Lega ha fatto riferimento alle ultime due righe di Fabio Sanfilippo, dedicate alla figlia di Matteo Salvini, di sei anni, in quanto la bambina dovrebbe essere rieducata.

Non è mancata ad arrivare la reazione del leghista, che ha espresso queste parole: “Gliele faccio rimangiare quelle due righe, lascia perdere i bimbi di sei anni”. Inoltre, Salvini – parlando di Fabio Sanfilippo – ha fatto notare che è un giornalista del servizio pubblico pagato dagli italiani. Il leghista ha rivendicato il fatto che, in qualunque azienda pubblica, se viene scritta una cosa di questo tipo, scatta il licenziamento in un quarto d’ora.

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