Il racconto di Salvatore Pizzo, l’operaio che ha denunciato la famiglia Di Maio

Sale il numero dei lavoratori impiegati senza contratto. Adesso sono giunti a quattro. Uno di loro ha citato l'azienda in giudizio: "Devono darmi quello che mi spetta".

Il racconto di Salvatore Pizzo, l’operaio che ha denunciato la famiglia Di Maio

Salvatore Pizzo ha 39 anni ed è l’ex operaio che ha denunciato alle Iene di aver lavorato in nero per la Ardima, una società di costruzioni della famiglia di Luigi Di Maio. Il papà del vicepremier, Antonio, nel 2011 lo scaricò dopo alterne vicende e da allora lui ha perso lavoro e tranquillità, non potendo usufruire nemmeno dell’assegno di disoccupazione.

Io ho tre figli e una moglie da mantenere – dice l’uomo con tono visibilmente arrabbiato – Adesso lavoro come ambulante ed è dura, molto dura. Non mi sta bene sentire sempre questo ritornello sulla famiglia Di Maio, la famiglia onesta, la famiglia perbene, la famiglia. Io prendevo 1.200 euro al mese, tutti in nero, e alla fine sono stato buttato a mare”.

Pizzo forse non è cosciente del terremoto politico che ha causato con la sua dichiarazione, con il M5S e il PD che si rinfacciano accuse a vicenda, si lanciano frecciatine velenose, ma tiene a precisare di aver parlato solo perché stanco di ascoltare le continue prediche sull’onestà grillina. “Il ministro del lavoro pensi a un poveraccio che il padre trattava in questo modo”, dice l’uomo alle Iene.

Sasà fa anche i nomi dei tre ex colleghi che in quegli anni avrebbero lavorato con la Ardima senza essere regolarizzati. Si chiamano Mimmo, Giovanni e Stefano. Solo il primo parla, e le sue parole pesano come un macigno: “Io facevo quattro ore al giorno in regola e altre quattro in nero. Cosi ho fatto causa. Mi devono dare quello che mi spetta”.

In effetti, dagli atti della magistratura, risulta che Mimmo Sposito aveva citato in giudizio la società di Di Maio per sfruttamento del lavoro nero, chiedendo, tramite il suo avvocato, un risarcimento di 40 mila euro. Richiesta respinta dal tribunale di Nola in prima istanza. Adesso, si aspetta la sentenza d’appello che è prevista tra due anni.

Dal canto suo, Antonio Di Maio non ci sta a passare per “sostenitore” del lavoro nero, che in una città come Napoli non sarebbe nemmeno una novità e, intercettato dalle telecamere del programma Stasera Italia, ha mostrato alcuni faldoni che proverebbero la correttezza del suo operato: “Avrete tutte le carte, eccole qui”, dice cercando di difendere la reputazione sua ma, soprattutto, quella di suo figlio, ministro del Lavoro.

Ma, intanto, Pizzo conferma un altro dato che si intreccia anche con i presunti abusi edilizi della famiglia Di Maio: “La sera, quando staccavamo, il camioncino e gli attrezzi dei muratori venivano depositati nella proprietà di famiglia, a Mariglianella”. Cioè in un terreno dove sono spuntati dei manufatti non in linea con i dati catastali e che sono costati alla famiglia Di Maio l’accusa di abusivismo edilizio. 

Continua a leggere su Fidelity News