“Our Bodies, Our Lives, Our Rights” è il tema principale scelto nel 2022 per la giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia, calendarizzata il 17 Maggio.
“Questa giornata internazionale chiede l’attenzione sulle violazioni alla dignità della persona, motivate con orientamenti sessuali diversi dal proprio. Occorre educare a una cultura della non discriminazione, per costruire una comunità che metta al bando ogni forma di prevaricazione radicata nel rifiuto delle differenze. Il rispetto dei diritti di ogni persona, l’uguaglianza fra tutti i cittadini, sancita nella nostra costituzione e dagli ordinamenti internazionali che abbiamo fatto nostri, non sono derogabili“.
Queste le parole del capo di Stato Sergio Mattarella per celebrare la giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia, istituita nel 2004 per ricordare il 17 maggio 1990, data in cui l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) eliminò l’omosessualità dalla lista delle malattie mentali.
Tale evento è riconosciuto anche come IDAHOBIT (International Day Against Homophobia, Biphobia and Transphobia), pensato da Louis-Georges Tin, curatore del “Dictionnaire de l’homophobie”, per sensibilizzare diverse figure importanti sul tema delle discriminazioni subite dalla comunità LGBTQIA+.
In questa occasione, il ministero dell’istruzione, sollevando non poche polemiche, ha invitato tutte le scuole di diverso ordine e grado a responsabilizzare gli studenti sui temi legati alla discriminazione, al rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali.
È proprio tra i giovani che, nel nostro Paese, si registrano sempre più casi di violenza e discriminazione sull’orientamento sessuale: fenomeni che sottolineano la necessità dell’Italia di mettersi al pari con le leggi antidiscriminatorie vigenti in diversi Paesi democratici. Con l’affossamento del ddl Zan (disegno di legge contro l’omolesbobitransfobia, misoginia e abilismo, che potrebbe essere ripresentato) non ci sono di fatto leggi che contrastino i crimini d’odio nel nostro Paese.
È doveroso porre in evidenza che nel mondo ci sono ancora 70 Paesi nei quali l’omosessualità è considerata un crimine per il quale, in certi casi, è prevista perfino la pena di morte.