Dopo l’ok al Senato, Salvini si consola al Papeete e ammette: "Ho subito una ingiustizia senza senso"

In seguito all'ok del processo al Senato, Matteo Salvini decide di passare qualche giorno al mare in compagnia di suo figlio andando avanti nella sua battaglia e nel suo credo, come ha fatto fino ad ora.

Dopo l’ok al Senato, Salvini si consola al Papeete e ammette: "Ho subito una ingiustizia senza senso"

La giornata del 30 luglio è stata molto importante per il leader della Lega, Matteo Salvini che, alla proclamazione dell’esito letto in aula dalla Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, andato a suo sfavore, ha preferito non assistere. Il leader della Lega è partito per una destinazione che i suoi sostenitori, e non solo, conoscono molto bene, ovvero il Papeete Beach. 

Il Papeete Beach non è solo una meta di villeggiatura per Salvini, ma anche il luogo in cui l’anno scorso è cominciata la crisi di governo e il suo stesso declino, dal momento che ha iniziato a perdere una decina di punti. Il leader della Lega ha deciso di rifugiarsi qui dopo che la maggioranza dei suoi colleghi ha votato per l’ok al Senato per il sequestro di persona.

Nonostante il voto non sia a suo favore, Salvini non ha nessuna intenzione di arrendersi e continua la sua battaglia. Si trova al mare insieme al figlio, quindi sta vivendo un “momento felice” a differenza di quanto scrivono certi giornali, come il Corriere della Sera che ha definito il suo umore nero in seguito all’esito che è stato emesso. 

In una intervista rilasciata ad Aria Pulita su 7 Gold, si aspettava magari di ricevere ben altre notizie e racconta come è andato il suo day after: “Mi sono svegliato come sono andato a letto ieri, tranquillo, un po’ incazzato, ovviamente, per aver subito un’ingiustizia senza senso. Salvini è un po’ rammaricato dall’esito, ma non demorde e rincara la dose affermando: “Bloccare gli sbarchi, combattere gli scafisti, ridurre i morti, i dispersi, dimezzare gli arrivi di clandestini. Non chiedevo una medaglia ma rischiare 15 anni di carcere per processo aggravato e continuato mi sembra una follia“. 

Si affida poi al popolo italiano, ai cittadini, dal momento che in democrazia sono loro che hanno l’ultima parola e ha agito in questo modo perché ha sempre difeso l’Italia e gli italiani. Si scaglia anche contro Giuseppe Conte che era a conoscenza dei fatti. Un momento che è stato anche dibattuto e contestato in aula dall’ex presidente del Senato, Piero Grasso. 

Infine, le ultime parole le riserva al governatore della Lombardia, Attilio Fontana, il quale ha ottenuto l’assoluzione piena in seguito al fatto dei camici e afferma: “È ridicola come la mia, è l’unica inchiesta sulla donazione di camici. È surreale, è solo un ennesimo attacco alla Lega, alla Lombardia e a Fontana, ma i lombardi hanno reagito eroicamente alla bomba atomica che ci è scoppiata in casa”.

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