Il caso Alsmasri continua a mettere in imbarazzo il governo italiano. Una comunicazione interna al Ministero della Giustizia, guidata da Carlo Norbio, dimostra che il governo sapeva che il generale libico, arrestato dalla Digos il 19 gennaio e accompagnato nel suo Paese con un volo di Stato il 21 gennaio, era stato raggiunto da un mandato di cattura internazionale per crimini di guerra.
Visto in questa ottica, Norbio avrebbe dunque mentito in Parlamento quando disse di aver saputo del mandato dell’Aia solo il giorno dopo l’arresto del generale, ma le ricostruzioni dimostrano che Giusy Bartolozzi, capo gabinetto del Ministero della Giustizia, aveva saputo fin dopo la cattura di Alsmari che su di lui pendeva un mandato di cattura da parte dell’Aia ma che aveva ignorato l’ordine, agendo per favorire il torturatore libico. Un’accusa smentita da Nordio e Bartolozzi che dicono di essere in possesso di documenti che dimostrerebbero la correttezza del loro operato.
Ciononostante, nel corso dell’indagine da parte del Tribunale dei Ministri, è saltato fuori un messaggio inviato alle 15:28 di domenica 19 gennaio per posta elettronica in cui si evince come Bartolozzi avesse detto al capo del Dipartimento Affari di Giustizia Luigi Birrittieri di essere a conoscenza della vicenda, raccomandando massima riservatezza. Il Ministero della Giustizia si appiglia invece a una mail precedente, inviata alle 14:35 quella stessa domenica da Birrittieri a Bartolozzi, in cui si legge: “Concordo su una prima valutazione (fatti salvi i necessari approfondimenti) inerente l’irritualità della procedura che sinora non vede coinvolto il ministero della Giustizia come autorità centrale competente. Domani faremo le nostre valutazioni, sulla base della documentazione che ci verrà eventualmente trasmessa”.
Tuttavia, dalle indagini è emerso che già nel pomeriggio dello stesso giorno dell’arresto di Alsmari il capo del Dipartimento affari di Giustizia Birrittieri aveva segnalato al ministro Carlo Nordio la necessità di compiere un “atto urgente”, ovvero convalidare l’arresto del generale libico, accusato di delitti, torture e stupri. Ma Norbio non aveva firmato in bel nulla, permettendo al criminale libico di tornare nel suo Paese, addirittura portato con un volo di Stato. Nel seguito della mail delle 14:35 Birrittieri sottolinea infatti di rivolgersi a Bartolozzi perché gli eventuali “provvedimenti urgenti” da adottare “ci vedono privi di delega, come da me già evidenziato anche al capo di Gabinetto in precedenti comunicazioni. Potrebbe dunque emergere la necessità di atti urgenti a firma dell’On. Ministro”.
Sempre dall’inchiesta del Tribunale dei Ministri, è emersa tutta la preoccupazione di Birrittieri per la spinosa vicenda: “La questione manifesta una possibile valenza politica di non trascurabile entità, trattandosi di questione inerente lo scenario nord-africano ed anche sotto questo aspetto la si segnala al capo di Gabinetto. Sentiamoci ove dovessero emergere ulteriori elementi, ovvero una qualunque necessità urgente in modo da assicurare al ministro ogni doveroso supporto tecnico”. A questa mail Bartolozzi rispose così: “Ero stata informata. Massimo riserbo e cautela anche nel passaggio delle info. Meglio chat su Signal. Niente per mail o protocollo”. Nordio ricevette tutta la documentazione e una nota del procuratore generale Giuseppe Amato: “Si è in attesa delle determinazioni della Signoria Vostra”. Birrittieri fece preparare e inviò al capo di Gabinetto, perché la sottoponesse a Nordio, la bozza del provvedimento utile a mantenere in cella Almasri e consegnarlo ai giudici dell’Aia, ma il ministro della Giustizia non la firmò, permettendo ad Almasri di tornare in Libia, violando trattati e accordi.