Albergatore chiude l’hotel, dove ospitava immigrati, e pensa di trasferirsi negli USA

Il titolare dell'ex hotel Bellevue, in Valtellina, si lamenta con Salvini: "Così perdiamo il lavoro in otto". Il Decreto Sicurezza gli ha sbarrato la via del profitto: "Chiudo e me ne vado in America".

Albergatore chiude l’hotel, dove ospitava immigrati, e pensa di trasferirsi negli USA

Come tanti albergatori italiani, aveva trasformato il suo hotel in un centro di accoglienza per richiedenti asilo ma, dopo il Decreto Sicurezza, firmato da Salvini (supportato inaspettatamente da alcuni cardinali), il titolare dell’hotel Bellevue di Cosio Valtellino ha chiuso i battenti, accusando il ministro dell’Interno di aver fatto perdere il lavoro a lui e ai suoi dipendenti. Inoltre, medita seriamente di abbandonare il nostro Paese.

Giulio Salvi, imprenditore alberghiero, si dice amareggiato e sconsolato dalla politica salviniana che ha chiuso i centri di accoglienza per porre fine al business dei migranti. Non gli sembra vero di dover lasciare a casa senza lavoro otto dipendenti, oltre al genero che è pachistano, e di non poter dare lavoro nemmeno ai fornitori dei generi alimentari e a chi gli assicurava i servizi all’esterno.

L’albergatore ha chiesto a Matteo Salvini di andare a trovarlo in Valtellina. Vorrebbe chiedergli se si rende conto delle tante attività che hanno chiuso e delle tante altre che stanno per farlo. E si fa portavoce dei colleghi stanchi della situazione economica italiana, di quelli che vorrebbero chiudere le loro attività, ma non possono farlo perché sono troppo esposti con le banche.

Io ho cercato di fare sempre con onestà il mio lavoro di albergatore e quando ho iniziato ad accogliere i richiedenti asilo l’ho fatto su precisa richiesta delle autorità locali – dice Salvi – Adesso chiudo perché la mia domanda di continuare non è stata accolta dalla Prefettura, i dipendenti perderanno il lavoro e io, a 61 anni, dovrò reinventarmi un’attività per mandare avanti la famiglia”.

Salvi avrebbe deciso di cambiare settore di investimento e di riciclarsi in qualche altra impresa. Pensa anche ad abbandonare l’Italia che non gli garantisce più quelle rendite sicure che gli derivavano dall’ospitare profughi. Pensa di emigrare negli Stati Uniti per aprire una gelateria-pasticceria, sperando così di potere tornare a lavorare e sorridere.

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