La Chiesa Cattolica si spacca. Ecco i cardinali che tifano per Salvini e i populisti

Una parte minoritaria, ma conservatrice, della Chiesa cattolica guarda con attenzione all'operato del ministro dell'Interno. É la medesima Chiesa che non sosterrà la nascita di un "partito dei cattolici"

La Chiesa Cattolica si spacca. Ecco i cardinali che tifano per Salvini e i populisti

C’è un’anima della Chiesa Cattolica che si è schierata con i populisti; è quella parte delle gerarchie ecclesiastiche che si dice preoccupata dall’operato di un papa che, secondo loro, ha fatto dell’accoglienza una missione pastorale troppo “estremista” e ch relega in secondo piano questioni spirituali ritenute urgenti. La politica, sostengono i cattolici conservatori, è un affare di Cesare, non del papa. Alle istituzioni ecclesiastiche spetta il compito di parlare di Dio, non di Cesare.

Matteo Salvini ha voluto così ringraziare pubblicamente monsignor Crepaldi, arcivescovo di Trieste, che recentemente ha detto che non esiste il principio assoluto del diritto a emigrare. A lui aveva già fatto eco il cardinale Angelo Scola, mancato papa, che rispondendo all’invito di don Ravasio ad accogliere i migranti, dietro lo slogan evangelico “ero forestiero e mi avete accolto”, volle ricordare che Gesù caccio dal Tempio i ladroni e che quindi nulla vieta all’Italia di cacciare i clandestini con la forza.

La spaccatura della Chiesa

Qualcuno sospetta che alla base di questa spaccatura ecclesiastica ci sia un complotto americano a favore dei sovranisti. Un disegno pilotato da Steven Bannon, dal cardinale Raymond Leo Burke, dal cardinale O’Brien, da monsignor Carlo Maria Viganò. Monsignor Negri, arcivescovo emerito di Ferrara, si è opposto all’idea dei sindaci della sinistra di estendere l’obiezione di coscienza al decreto legge sicurezza. Mentre monsignor Crociata ha rilasciato parole chiare sulla differenziazione dei compiti: “La Chiesa non può e tantomeno non deve indicare allo Stato come gestire il problema migratorio“. Quello semmai spetta al governo italiano, non alla gerarchia vaticana.

C’è quindi una parte di Chiesa Cattolica che tifa per Matteo Salvini come don Alfredo Morselli che ha parlato dei buonisti favorevole all’immigrazione in questi termini: “Sono gli utili idioti dell’islam”, o come don Salvatore Picca che ha dichiarato che il ministro dell’Interno è l’unico politico che segue il Vangelo o come don Larizza che in tempi non sospetti ha preso una posizione alla Salvini: “Se io sono a capo di una famiglia, devo provvedere prima di tutto ai miei figli, dopo a chi arriva. Funziona in questo modo. Semmai è poco lucido chi fa il contrario”.

I “preti populisti” sono invece più invisibili, si nascondono nell’anonimato, ma anche loro cominciano a non comprendere appieno i continui proclami di Bergoglio ad accogliere migranti in un Paese che fa fatica a risollevarsi. Qualcuno, secondo un giornale, avrebbe anche interpretato questa politica di papa Francesco come un segno di disprezzo verso la civiltà occidentale. Chi ha provato a intervistarli conosce la loro reticenza: non vogliono passare per oppositori del Papa.

 

 

 

 

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