Alcuni giorni fa in una caserma dei Carabinieri di Pieve Santo Stefano, in provincia di Arezzo, si è verificato un episodio oggettivamente incomprensibile o quantomeno molto bizzarro. Durante orario lavorativo una donna ha varcato la soglia di ingresso. Ad accoglierla ha trovato un carabiniere di origini meridionali (non è mai stato specificato esattamente di quale regione del Sud).
L’uomo l’ha salutata e le ha chiesto cosa potesse fare per lei ma la donna, ascoltando quelle poche parole, ha capito che stava avendo a che fare con una persona “nata a Sud del Tevere”. Solo per questo motivo si è rifiutata categoricamente di parlare con l’uomo in divisa. La 32enne in questione è una sarda residente da tempo nell’Aretino, dunque non una discendente di qualche popolo dell’estremo nord europeo.
“Mi faccia parlare con un altro collega”, avrebbe detto. Il carabiniere, spiazzato e probabilmente anche un po’ indispettito, le ha risposto che non era possibile. Perciò la donna, molto semplicemente, ha provato ad andare via. Il carabiniere le ha intimato di fermarsi e le ha chiesto un documento, cosa che ha turbato ulteriormente la protagonista della vicenda.