Il giudice: creare gruppi WhatsApp per segnalare posti di blocco non è reato (1 / 2)

Il giudice: creare gruppi WhatsApp per segnalare posti di blocco non è reato

La notizia che oggi è rimbalzata su tutti i telegiornali e social network, ci informa che creare un gruppo di WhatsApp per segnalare i posti di blocco delle forze dell’ordine, non è considerato essere reato, nessuna interruzione di servizio pubblico dunque.

Luisa Avanzino, giudice per le indagini preliminari del caso ha archiviato l’inchiata dove erano coinvolti 49 ragazzi liguri, originari della Valle Scrivia. Nella maggior parte dei casi le segnalazioni erano accompagnate da insulti di vario genere rivolti alle forze dell’ordine, 

ed anche in questo caso per il giudice Avanzino non si tratterebbe di vilipendio delle forze armate , considerando che quel tipo di insulti figuravano all’interno di una chat privata, ristretta dunque ad un numero limitato di persone. I ragazzi si erano organizzati attraverso un gruppo WhatsApp di grandi dimensioni dove partecipavano più di un centinaio di persone. 

Non avrebbe rappresentato nessuna ostruzione al normale servizio di ordine pubblico che è sempre stato svolto regolarmente e senza intralci. Lo scopo principale della chat, era quello di segnalare incidenti, posti di blocco ed autovelox. Dunque attraverso la segnalazione anticipata il trasgressore poteva scegliere un percorso alternativo, evitando multe e sospensioni della patente, nel caso in cui il tasso alcolemico fosse risultato di gran lunga oltre la soglia.